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La 'ndranghetista dell'Est Edyta, la donna del capo

La 'ndranghetista dell'Est Edyta, la donna del capo

La ’ndranghetista dell’Est. Carnagione chiara, occhi azzurri ed uno strano accento che dava a ciascuna parola un suono diverso da quello usuale. Il dialetto calabrese con inflessione cosentina diventava ancora più marcato e musicale quando Edyta Kopaczynska impartiva ordini ai picciotti del marito. Se Michele Bruni era in carcere toccava infatti alla “polacca” comandare la baracca con impeto e autorevolezza, usando il gergale mafioso infarcito d’accento slavo come se fosse uno scudiscio. Lei e solo lei possedeva le chiavi del cuore del capo della cosca Bruni e bastava una sua parola, appena sussurrata, per far cambiare il destino di uomini e donne nell’area compresa tra Cosenza, Rende, Montalto, Mendicino e Paola. Edita faceva e disfaceva come le antiche regine, forte d’un rapporto coniugale che la elevava, agli occhi del marito, al di sopra di tutti. Almeno fino a quando lui è rimasto in vita: poi, tutti gli “amici” le hanno voltato le spalle, i giudici l’hanno condannata per mafia e gli ex compari di Michele le hanno persino preso la casa. Perciò da potente e cinica “padrina” s’è trasformata in una implacabile pentita di ’ndrangheta. È stata Edyta a raccontare ai pubblici ministeri come il defunto marito pianificò meticolosamente l’omicidio di Francesco Marincolo. Come si preparò la notte prima dell’agguato, studiando i percorsi di fuga e oleando la pistola da utilizzare. Fu quella stessa notte che le disse che era venuto il momento di vendicare la morte del padre, Francesco, trucidato cinque anni prima. Fu guardandola dritta negli occhi che le spiegò quanto la vendetta fosse lo strumento necessario da utilizzare per non perdere, nei contesti mafiosi, il potere e il rispetto che vengono dalla paura. Edyta capì quella notte che la sua Polonia era lontana anni luce dalla Calabria ove lei era ormai rimasta imprigionata. Comprese pure che non sarebbe stata per sempre la “regina” delle ’ndrine: Michele si apprestava ad uccidere un nemico, altri presto avrebbero potuto ammazzare lui. Dunque, il futuro era tutt’altro che certo. Varsavia era lontana e le prigioni italiane molto più vicine Non si sbagliava.. La Kopaczynska vanta oggi un assoluto e poco edificante primato: è l’unica donna nata in Polonia ad essere stata giudicata colpevole, con sentenza passata in giudicato, di aver fatto parte di un’associazione mafiosa.

Nessuna confessione la renderà immune da questa colpa.

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