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Da trent'anni senza giustizia

Da trent'anni senza giustizia

Trent’anni di dolore. Trascorsi senza Roberta. La studentessa di Rende venne stuprata e assassinata in un caldo pomeriggio di luglio mentre stava raggiungendo in motorino la casa del mare per iniziare le vacanze. Per l’omicidio e la violenza carnale sono stati celebrati due distinti processi, istruiti in tempi diversi e nei confronti di imputati diversi, in tutti e due i casi, però, i dibattimenti si sono chiusi con sentenze assolutorie. Gli assassini di Roberta Lanzino sono rimasti senza volto. I genitori della diciannovenne, Franco e Matilde, non hanno tuttavia ancora perso la speranza di ottenere giustizia. Ecco cosa dicono: «Quel 26 luglio Roberta andava felice coi riccioli al vento verso la sua estate di gioia. Aggredita e violentata certamente dal branco (due – tre? Chissà!), non ha avuto giustizia. Tutti assolti anche nel secondo sonnolento processo. Gli stessi Tribunali riconoscono errori ed improfessionalità che hanno impedito di “aprire un varco” in quel muro di terrore visibilissimo e tangibile nelle testimonianze di quella difficile e pericolosa strada di Falconara Albanese. Ma noi ancora ci chiediamo con Kafka: “ci sarà un giudice a Berlino” per Roberta?». I Lanzino, in tutti questi anni, si sono spesi a favore delle donne vittime di abusi e violenze, “per arginare con la luce del Bene – direbbe Tommaso Moro – tutte le ombre allungate del Male”. Hanno costituito una Fondazione intitolata alla figlia prestando aiuto a migliaia di donne che, spiegano, «con i loro figli e figlie, sono state sostenute e accompagnate nel percorso di liberazione dal giogo di uomini violenti e prevaricatori». Pure decine e decine di migliaia di giovani sono stati coinvolti nelle scuole dalle iniziative promosse dalla Fondazione. «Bandiamo concorsi a premi e borse di studio nelle scuole,» sottolineano Franco e Matilde «offriamo spazi liberi di dibattito, accompagniamo tesi, gestiamo progetti approvati dai Ministeri, mentre strade e strutture continuano ad essere intitolate a Roberta. Noi, dunque, in questi trent’anni ci siamo stati. Noi concretamente ancora ci siamo! Abbiamo serrato nel cuore e nella nostra intimità la distruzione delle nostre vite; abbiamo offerto al territorio il sacrificio di Roberta, vittima innocente di maschi vili oltre che bruti, facendo della lotta contro la violenza alle donne, la nostra lungimirante visione e la nostra quotidiana mission». Franco e Matilde Lanzino, con sottile amarezza, poi aggiungono: «Abbiamo chiesto serietà e professionalità alla Giustizia degli uomini, nei Tribunali; e abbiamo tenuto fede a questo cammino, con coraggio, perseveranza, fiducia, impegno, sacrificio, bypassando con determinazione gli inevitabili momenti di ripiegamento e di stanchezza».

Oggi, dopo trent'anni di dolore e impegno, questa coppia continua a invocare con dignitosa perseveranza giustizia. E lo fa anche attraverso una missiva, spedita alle più alte magistrature della Calabria e, pure, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il loro appello merita di essere ascoltato.

Roberta Lanzino è stata violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 lungo la strada che da San Fili conduce a Falconara Albanese. Aveva 19 anni ed in sella al motorino stava raggiungendo la casa estiva della famiglia dove avrebbe dovuto trascorrere le vacanze. Per il delitto sono stati celebrati due distinti processi finiti con sentenze assolutorie. Gli assassini sono rimasti senza volto.

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