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Setticemia fatale per un medico

Setticemia fatale per un medico

Medico ucciso da una setticemia in ospedale. Aveva 50 anni Anna (il nome è di fantasia) ed era in servizio nell’Azienda sanitaria provinciale. Nei mesi passati aveva chiesto l’amputazione di un arto inferiore per una gangrena non adeguatamente trattata, ma un mese dopo il ricovero il suo quadro clinico è improvvisamente e drammaticamente peggiorato, sino alla morte.

I fatti

Anna si era rivolta al pronto soccorso dell’Annunziata nell’aprile dello scorso anno per un gonfiore al piede (linfedema) e venne inviata per le gestione della patologia al servizio di dermatologia dello stesso nosocomio. Ma, spiega l’avvocato della famiglia, Massimiliano Coppa, «venne dimessa subito dopo una veloce visita ambulatoriale. Dopo pochi giorni, continuando ad avere forti dolori al piede con secrezione, la Dottoressa ritornò ancora presso il pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza dal quale, nonostante tutto, venne ancora una volta dimessa senza effettuare alcuna indagine approfondita sulle cause del problema che l’affiggeva sebbene fu la stessa dottoressa a richiedere approfondimenti mai effettuati. Il giorno seguente, solo perché una collega della dottoressa presente alle sofferenze patite dall’amica chiamò il 118, poiché le condizioni del giovane medico erano a casa notevolmente peggiorate, la paziente fu ricoverata in ospedale dietro le forti insistenze dell’amica medico e dei medici del 118 che constatarono la gravità della situazione rappresentando che se non fosse intervenuto il ricovero sarebbero stati interessati della vicenda i Carabinieri. Solo dopo tale rimostranza ferma avanzata dall’amica medico della paziente, la dottoressa finalmente fu ricoverata quasi in modo coatto».

L’avvocato Coppa ricostruisce che «la dottoressa rimase in ospedale per oltre un mese ma, in verità, secondo le valutazioni del pool di Consulenti della famiglia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Policlinico Gemelli - non fu approntato alcun presidio terapeutico idoneo a individuare la patologia da cui era affetta la paziente, stabilizzare e curare la stessa per un periodo superiore ai trenta giorni con conseguente evoluzione completamente negativa della lesione alla gamba che interessò via via tutto l’arto al punto da entrare in gangrena».

Il legale aggiunge che durante il ricovero, avendo le competenze mediche, fu la stessa dottoressa a richiedere l’amputazione dell’arto ai suoi colleghi per salvarsi la vita, considerato che la stessa conosceva bene gli effetti che quella patologia da tempo diagnosticata dalla stessa paziente avrebbe potuto avere sulla propria salute e vita, ma nonostante ciò, tutto questo non fu mai effettuato».

Il decesso

«Dopo un mese di ricovero la giovane dottoressa - a cinquant’anni - purtroppo è morta in ospedale tra dolori lancinanti ed atroci sofferenze ed una infezione devastante denominata setticemia, che non le ha lasciato scampo».

Il giovane medico lascia due sorelle e il padre, ancora oggi piegati dal dolore.

I familiari si sono rivolti all’avvocato Coppa per richiedere in sede civile ma soprattutto in sede penale l’accertamento delle cause che hanno provocato la morte della dottoressa.

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