«Guardate in alto e volgete lo sguardo alla vostra Madonna delle Armi, lei vi darà conforto e pace. Rivolgetevi a lei cara Lucia e caro Francesco, (i genitori della guida ndc), lei vi condurrà verso il Signore che è l’unica fonte di pace, salvezza e serenità. Affidatevi completamente a lui, e vedrete che troverete la pace in questo momento di estremo dolore». Sono state queste le parole del vescovo di cassano Jonio, monsignor Francesco Savino, che ha celebrato i funerali di Antonio De Rasis, la guida del parco che ha perso la vita tra le Gole del Raganello. Nel piazzale Fontana Vecchia alle 16 è calato il silenzio, con l’arrivo del feretro, portato a spalla dai colleghi del Soccorso Alpino e speleologico, partito qualche minuto prima, dalla casa dove il 32enne abitava insieme ai genitori, al fratello e alla sorella. C’era tutto il paese raccolto davanti a quella bara ricoperta di fiori e dalla maglia bianca con il numero 4 della squadra cittadina. Il sindaco Antonio Carlomagno ha dichiarato il lutto cittadino, con negozi chiusi e serrande abbassate. Il vescovo ha celebrato insieme agli altri sacerdoti della zona. In prima fila visibilmente affranto e commosso il governatore Mario Oliverio, il presidente della Provincia Franco Iacucci, il presidente del Parco nazionale del Pollino Mimmo Pappaterra, e poi i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, il prefetto Paola Galeone, nonché diversi sindaci ed amministratori provenienti da tutta la Calabria. «Dio è in mezzo a noi», ha detto nella sua omelia il vescovo rispondendo a quanti, in questi giorni di dolore, si sono interrogati sulla tragedia. «Su una cosa state sicuri: Dio è vicino». Lo ha ripetuto più volte il presule, sia ieri durante i funerali, che a quanti, genitori e parenti, e anche agli stessi superstiti, che ha incontrato in questi giorni, nel luogo della disgrazia, nelle corsie degli ospedali e nelle strade. «È necessario che si ristabilisca presto la verità e la giustizia, che le Istituzioni facciano la loro parte. Evitiamo di aggiungere al grande dolore, ulteriore dolore». Poi il vescovo ha parlato direttamente ad Antonio: «Ho avuto il piacere di conoscerti e di apprezzarti da vicino, ero consapevole del tuo spirito altruistico e del grande amore che nutrivi verso la montagna e verso quei posti, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto, per aver sempre aiutato chi in quel momento, aveva bisogno, per aver sempre risposto presente alle richieste di emergenza e di solidarietà. Questo tuo modo di fare sarà da insegnamento per ognuno di noi e ti darà vivere in eterno nei nostro cuori». Monsignor Savino è stato toccante e diretto, in molti non hanno retto di fronte alle sue parole, con il pianto che ha preso il sopravvento. Quella di ieri è stata una delle giornate più brutte della storia recente dell’intero comprensorio dell’Alto jonio cosentino. Almeno cinquemila persone hanno raggiunto il piccolo borgo per rendere l’ultimo saluto ad Antonio De Rasis. Amici, compagni di scuola e volontari hanno sistemato sui muri e sulle ringhiere striscioni per ricordarlo. Uno di questi recitava, «Caro Antonio, gli amici di Malito ti abbracciano».
Il primo cittadino cerchiarese Carlomagno alla fine della messa, ha voluto nominare ad uno ad uno le dieci vittime ed i superstiti e da medico ha anche rivolto anche l’augurio di pronta guarigione ai feriti e in particolare alla piccola Chiara ricoverata al Gemelli di Roma.
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