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Cosenza, come “rompere il giocattolo” (prima) di Natale: ci risiamo. Caserta ha le sue colpe, ma l'obiettivo qual è?

Sembra un cult. Come “Mamma ho perso l'aereo” o “Una poltrone per due”. Non appena l'atmosfera natalizia inizia a pervadere la Città dei bruzi, l'incantesimo rossoblù si spezza e iniziano i problemi. Dopo Zaffaroni e Dionigi (a onor di cronaca, nessuno dei due si è avvicinato a conservare la panchina almeno fino alle Festività Natalizie, ma anche i loro successori hanno sofferto tremendamente nei primi mesi) anche Caserta sta pagando la tassa autunnale. E così, quello che sembrava un giocattolo perfetto (o quanto meno invidiabile) si è trasformato in poche settimane nel solito oggetto misterioso e indecifrabile.

La crisi nei numeri

Si parta da un dato di fatto, incontrovertibile: nelle ultime cinque gare (tanto per prendere un “campione” attendibile), il Cosenza di Caserta ha raccolto appena quattro punti segnando altrettanti gol e subendone il doppio. Con l'aggravante di aver affrontare tre squadre che occupano dal 15esimo posto in poi in classifica. Numeri da retrocessione, resi meno impietosi solo mescolandoli con la prima parte della stagione (al ritmo da playoff) di D'Orazio e compagni, che consente ai rossoblù di galleggiare intorno a metà classifica (o poco più in giù). Ma il trend negativo va preso seriamente in considerazione. Anche perché il calendario opporrà squadre tostissime prima della sosta di fine anno (Parma in casa, Bari fuori e Como al “Marulla”).

La crisi... d'identità

Come spesso accade, i numeri sono la cartina al tornasole del momento vissuto dalla squadra. Al di là delle occasioni create o delle reti subite, ciò che è cambiato nei rossoblù è l'atteggiamento. Il Cosenza d'inizio anno, intraprendente e affamato, non esiste più. Ogni qualvolta la squadra avversaria trova la via del gol... si assicura la vittoria. Perché la reazione dei silani è sempre sterile e confusa. Anche il linguaggio del corpo, le posture, gli sguardi sono emblematiche di una squadra fragile e incapace di reagire. Solo col Catanzaro, delle ultime tre partite perse, i rossoblù ci hanno provato a rovesciare le sorti del confronto. Un atteggiamento che è mancato contro Ternana e Cittadella.

Di chi è la colpa?

Anche quest'anno, nonostante le premesse, è già tempo di convocare i giurati per il processo al Cosenza calcio. Di chi è la colpa? Sia chiaro: Caserta ha le sue responsabilità, perché l'involuzione tecnico-tattica della squadra è evidente. Ancor più nella stagione in cui i rossoblù si sono presentati ai nastri di partenza con “argomenti” decisamente migliori rispetto al passato. Dopo la sconfitta nel derby, in cui il Cosenza ha avuto la faccia tosta di giocarsela (non c'è nulla di male, anzi), sembra che il timone sia sfuggito al tecnico di Melito Porto Salvo. Con la Ternana i silani ci hanno provato, mentre con il Cittadella nemmeno quello. Se l'equilibrio era l'obiettivo principale da raggiungere, non è stato ancora centrato. Tutto vero, tutto sacrosanto. Se non fosse che la squadra silana viaggi in linea con gli obiettivi ufficiali di inizio stagione (salvezza tranquilla, poi si vedrà). Il problema è che già dopo il ko nel derby è iniziato il solito giochino mirato a... “rompere il giocattolo”, facendo terra bruciata attorno al tecnico. Che adesso deve compiere un'impresa per tornare saldamente in sella alla creatura rossoblù. Il presidente Guarascio (solleticato dai suoi fidi consiglieri), dal canto proprio, come sempre, attende che siano gli altri (la stampa? La tifoseria?) a fare il lavoro sporco, limitandosi poi a intervenire quando sarà inevitabile. Nessun messaggio positivo è stato fatto filtrare nei confronti dello staff tecnico di Caserta, che sembra stato abbandonato al proprio destino. Il ds Gemmi, invece, dopo aver strigliato la squadra, sa bene che le chance per il suo tecnico non saranno infinite, ma al momento tampona.

Se il trailer è questo, il finale del film sembra già scontato. Ma Caserta, finché gli sarà consentito, è ancora artefice del proprio destino. Perché nel calcio le cose possono cambiare, e anche in fretta. All'orizzonte c'è il Parma primo della classe: bisognerà passare indenni dalla prova più dura di tutte per zittire le cassandre e allungare il soggiorno bruzio.

 

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