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Francesco Repice racconta ‘8 e 9 fora maluacchiu’, la storia del Cosenza calcio: “Nessuno bucherà mai il mio pallone”

“Nessuno bucherà mai il mio pallone”. E lo dice con la voce di chi sa che, quella cosa sferica che nell'immaginario dei sognatori è ancora fatta di cuoio, va ben oltre le cose terrene. Poi, declama a memoria una delle Nazionali più iconiche che hanno indossato la maglia azzurra, che inizia da Albertosi e finisce con Gigi Riva, quasi come se fosse - parole sue - una preghiera laica. Lui è Francesco Repice, il “The voice” del calcio italiano. Nato a Cosenza, sbocciato altrove, non dimentica le sue radici. Perché se la passione e la bravura lo hanno portato a volare, viaggiare in lungo e in largo, a perdersi tra i meandri del calcio italiano e internazionale, i piedi lo mantengono ben ancorato al suolo bruzio. Il radiocronista della Rai è tornato a casa - in attesa di farlo definitivamente dopo che, tra qualche anno, si congederà da microfoni e apparati uditivi dei radioascoltatori - e lo ha voluto fare entrando dalla porta principale: quello del teatro Rendano. Ed è proprio lì che, il 28 febbraio alle 21, porterà in scena la storia del Cosenza calcio. Un'opera dedicata ai tifosi, alla città, agli appassionati di qualsiasi cosa faccia palpitare i cuori. Ispirato dal libro di Andrea Marotta "Lontano da me", con il riadattamento teatrale a cura di Francesco La Luna, regia di Matteo Corfiati e direzione di scena di Simone Rota.

 

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