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I desideri di padre Fedele: “Cosenza in serie A e morire in mezzo ai lebbrosi”

Padre Fedele

Nel suo lungo percorso, il Cosenza è stato accompagnato per buona parte del suo tempo da Padre Fedele Bisceglia. Il “monaco ultrà” è il riferimento di generazioni di cosentini cresciuti con la passione per la squadra rossoblù. E quella del francescano - 86 anni compiuti lo scorso 6 novembre - è smisurata. La data di domani è molto significativa.
«Come tifoso storico, mi provoca emozioni contrastanti. Da un lato - ha spiegato Padre Fedele - riempie il mio cuore di infinita gioia, dall’altra però affiora un po’ di nostalgia. Alla mia età, sono giunto a fare un consuntivo sulla vita trascorsa in curva. Io mi sento un ultrà, da sempre. E sono tantissimi quelli che ho visto crescere in questi anni e ai quali mi legano ricordi meravigliosi, vissuti sia in casa sia in trasferta. La nostra azione sportiva è stata un motivo per far conoscere la nostra terra e la Calabria più in generale. Tutto ciò mi rende enormemente orgoglioso perché abbiamo portato ovunque i nostri colori, i colori di una città intera».
La parte nostalgica riporta Padre Fedele Bisceglia su tappe del passato molto significative per lui, gli ultrà e la formazione rossoblù. «Nella mia mente restano marchiati a fuoco i due raduni nazionali del mondo ultrà, due incontri rimasti nella storia. Ho vissuto la mia vita insieme ai giovani. Tantissimi dei quali mi hanno seguito durante le mie missioni in Africa. Ecco, con me non hanno certamente vissuto ambienti nobili, hanno visto la povertà. Ho fatto vedere loro come si può essere ugualmente ricchi di gioia. Ho sempre visto il calcio come un interessante veicolo d’aggregazione e integrazione sociale. Lo sport è uno strumento potentissimo per trasmettere questi valori».
Il francescano confida di essere presente allo stadio “Marulla” contro la Sampdoria. «Me lo auguro, vivo però alla giornata. Ultimamente comincio ad avvertire qualche acciacco ma se la salute me lo permetterà, presenzierò certamente da quella che considero la mia casa, ovvero la curva Sud “Bergamini”». La pronuncia del nome del leggendario numero otto di Argenta provoca altre emozioni in Padre Fedele Bisceglia: «Sono molto amareggiato perché sulla sua morte non è stato detto tutto. Quella tragica serata l’ho vissuta in prima persona. Sono stato il primo ad arrivare a Roseto Capo Spulico vivendo ore di grande sconforto e sgomento». Il monaco sempre attento alla sua comunità ha due desideri. Li formula attraverso la sua proverbiale ironia: «Ho ancora due aspirazioni nella vita. Voglio vivere ancora per vedere il Cosenza in serie A e poi morire tra i lebbrosi. La seconda è fattibile, d’altronde dopo Pasqua tornerò in Madagascar per rifocillare di medicinali ed altre cose i poliambulatori che abbiamo creato. Tornerò più “agguerrito” che mai per dare il mio piccolo contributo. La prima dipende da tanti fattori. Io comunque ci spero perché non è né impossibile né troppo difficile».

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