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Cosenza, la lepre adesso è ferita e sanguina. “Batostarla” con doppie sedute? Un altro errore. E se Viali chiede la scossa...

Magari il sogno (playoff) sarebbe stato complicatissimo da raggiungere, ma da qui a trovarsi faccia a faccia con l'incubo (retrocessione)... ne passa. O meglio, ne passava, perché adesso gli spettri degli anni passati sono tornati a bussare alla porta del presidente Guarascio e dei suoi uomini. E nella stagione che doveva servire ad allargare gli orizzonti cadetti del Cosenza, i rossoblù sono come quelli sciatori che si trovano a indossare una tra le pettorine peggiori in vista delle porte finali del campionato. Ancora una volta è così, piaccia o no. Con una differenza - sostanziale - che non deve passare inosservata: stavolta il Cosenza indossa i panni della lepre, ferita, che sanguina copiosamente a favore degli squali che tra un colpaccio e un altro si stanno riaffacciando pericolosamente. Perché forse è meglio essere squali, seppur attardati, che lepri piazzate in posizioni avanzate in grande difficoltà. Il campionato di B lo insegna ogni anno. E il Cosenza ha sempre vissuto questo scenario "dall'altra parte".

La dialettica che si ritorce contro

Lo scorso anno il ds Gemmi aveva parlato di stupire. All'inizio della stagione in corso sono state tirate fuori le unità di misura (millimetri) per poi sconfinare, nel corso della presentazione del Viali bis, in una perifrasi che dice tutto e non dice niente: «Più lontani possibile dalla zona playout e più vicini possibili alla zona playoff». Un boomerang, anche quest'anno. Oggi queste dichiarazioni - dopo appena due partite dalla nuova (si fa per dire) gestione tecnica - puzzano già di muffa e sono anacronistche. Eppure sono state pronunciate due settimane fa appena. E in mezzo c'è stata una sosta. Perché oggi la parola playoff va bandita assolutamente, mentre lo scenario dei playout è tutt'altro che improbabile. A tirare un carico pesante è stato lo stesso Viali, al termine della partita contro il Brescia, affermando che il Cosenza avrebbe bisogno di una scossa. Inquietante sentirlo pronunciare da chi questa scossa dovrebbe (e dovrà) darla. Ma, sia chiaro, si fa sempre in tempo a rimediare, ritrovando la necessaria lucidità.

Il ritiro punitivo e le “doppie”

La prima reazione di Guarascio e Gemmi dopo la sconfitta casalinga col Brescia è stata quella di chiudere in un “bunker” la squadra a suon di doppie sedute e silenzio attorno. La situazione psicologica è già complicata, ma in questo modo si rischia di far presentare la squadra a una gara decisiva come quella sul campo della Feralpisalò con le energie psicofisiche (più mentali, perché logicamente il carico non sarà gravoso) ridotte ai minimi termini.

Insomma, il Cosenza è precipitato nel limbo, tra color che son sospesi.

Con la differenza che, nelle altre stagioni, c'era stato un intero campionato per fare il callo a questa condizione, ma oggi arriva quasi come un fulmine a ciel sereno.

Con la speranza che, nel girone cadetto, via siano anime ancor più “dannate” in circolazione. Proprio come accaduto nelle passate stagioni.

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