Eugenio Guarascio martedì pomeriggio ha varcato le porte di Palazzo di Bruzi per rassicurare il sindaco Franz Caruso sulla situazione del Cosenza. Il quadro di quanto detto è emerso frammentato e in modo sommario mediante la ricostruzione affidata alla nota congiunta di Comune e club bruzio. Il patron silano evidentemente ha scelto questa strada per non esporsi in conferenza stampa. Il passo falso della penalizzazione in cui i rossoblù sono incappati è il peccato principale anche agli occhi dei sostenitori. Un colpo notevole con riflessi importanti in classifica e con cui, salvo decisione contraria del Collegio di Garanzia del Coni, il Cosenza sarà costretto a convivere durante l’arco della stagione. La problematica amministrativa emersa dai controlli della Covisoc rappresenta però soltanto la punta di un iceberg. Oltre a ciò che emerge in superficie, i silani si trascinano dietro una serie di problemi da lungo tempo.
Agenti sportivi
Sono uno dei grandi talloni d’Achille dell’era Guarascio, che soffre in modo particolare la consulenza offerta dagli agenti sportivi in fase di trattative. Il Cosenza è stato molte volte sollecitato al pagamento di parcelle. Alcune azioni sono in corso. Questioni che il club è chiamato a sbrogliare per evitare ulteriori pignoramenti.
Strutture
Il sodalizio silano, che recentemente si è trasferito in via Conforti, in questi anni ha accusato difficoltà nel mantenere i rapporti con alcune società dilettantistiche locali con cui ha stipulato accordi di affitto. Il caso spinoso della settimana è quello relativo al “Di Magro” di Taverna di Montalto Uffugo, per diverso tempo quartier generale della Primavera. Dopo il decreto ingiuntivo dei mesi scorsi, ad agosto è stato aperto un dialogo con il presidente del Taverna Academy Montalto, Sergio D’Acri. Questo si è rivelato improduttivo perché il Cosenza non ha proceduto al saldo della seconda tranche della scorsa stagione e alla stipula di un nuovo contratto. Dopo i precedenti rinvii, gli impegni assunti per questa settimana non sono stati mantenuti e si è giunti così al punto di non ritorno (il “Di Magro” era stato indicato come terreno di gioco delle gare di U17 e Primavera in fase di iscrizione). La partita U19 di sabato con il Pescara, pertanto, si dovrebbe giocare al “Marca”, con cui di recente è stato raggiunto un accordo di sponsorizzazione. Il Cosenza ha cinque formazioni giovanili maschili (U19, U17, U16, U15 e U14) e quattro femminili (U17, U15, U12 e U10). Nove squadre e soltanto quattro terreni di gioco a disposizione (oltre al “Marca”, “Mancini”, Pro Cosenza e Morrone). Anche il mancato riconoscimento dei premi di valorizzazione ha condotto alcune squadre dell’hinterland a chiudere i “rubinetti”.
Settore giovanile
Il lavoro svolto dal settore giovanile e dall’area femminile viene sbandierato in momenti puntuali della stagione ma l’attenzione verso entrambi è ai minimi termini. In una corsa al contenimento dei costi sempre più esigente, in questi apparati sono presenti drammatiche mancanze. I collaboratori della società non riconosciuti da contratti federali non percepiscono un euro da tempo. Il Cosenza deve i rimborsi spese di svariati mesi ai membri degli staff della scorsa stagione. Alcuni di questi, scoraggiati, hanno abbandonato la causa, altri persistono nella speranza di vedere riconosciuto il proprio lavoro. Ovviamente, tutto ciò ha portato ad avere “quadri” incompleti. Nelle ultime ore, per, sono state avviate prove di dialogo in merito ad una rateizzazione. Da quest’estate manca inoltre un segretario del settore giovanile, con Francesco Xausa oberato non solo dalle mansioni esercitate per la prima squadra. Anche il materiale tecnico a disposizione scarseggia nei magazzini. Le formazioni giovanili si presentano ad allenamenti e partite con kit differenti e raffazzonati. In alcuni casi, i ragazzi viaggiano in giro per l’Italia con borsoni sportivi di altri club nei quali hanno militato in precedenza. Pure domenica scorsa, l’Under 15 ha svolto il riscaldamento con t-shirt personali bianche e non brandizzate. Una serie di problematiche che restituiscono l’immagine di una società che ha poco o nulla a che fare con il professionismo. Forse il club deve ancora dare garanzie convincenti.