Lo specifichiamo subito, prima che a qualcuno venga in mente di “adire le vie legali” - cosa che da qui a fine campionato potrebbe accadere a ogni piè sospinto -, perché quella che leggerete è una provocazione, uno scenario che non si verificherà né in questa vita né in esistenze parallele. Ma si tratterebbe dell'unico modo per assumersi fino in fondo la responsabilità delle proprie azioni. E se sulla panchina del Cosenza, nelle ultime sette - e ormai inutili - gare del campionato di serie B sedessero il patron Guarascio e l'amministratrice unica Rita Scalise? Sarebbe più confortante per i tifosi sapere che a “metterci la faccia” - per usare un'espressione tanto caro al direttore sportivo Delvecchio, che non è esente da colpe ma ha pagato anche lui gli errori commessi da chi sta più in alto - ci siano i veri responsabili di una situazione imbarazzante. Perché se il Cosenza è sul bordo del baratro è dipeso soprattutto dalla gestione societaria di quest'anno (non che le stagioni precedenti siano state impeccabili...). A questo punto potremmo analizzare tutti gli errori commessi da chi guida il Cosenza calcio, ma ormai è storia talmente nota che finiremmo per tediare i lettori. Adesso che è tornato in auge il nome di Massimiliano Alvini (domani sarà in città), esonerato nel corso della stagione, per questo finale di campionato è giusto far presente che il tecnico non merita questo tipo di umiliazione, anche se non potrebbe sottrarsi al pubblico ludibrio (perché è sotto contratto, altrimenti dovrebbe stracciarlo...). Anche l'ex allenatore a un certo punto è andato in confusione, certo, ma era stato lo stesso che aveva portato più fieno in cascina di quello che il Cosenza targato 2024-2025 avrebbe meritato, con la spada di Damocle di una pesantissima penalizzazione. Né però merita questa passerella ingloriosa un signore distinto e che per il Cosenza ha svolto di tutto o di più (dal calciatore al tecnico della Primavera, passando per l'addestramento dei “lupacchiotti”) come Pierantonio Tortelli. Stesso discorso per un altro che prova a metterci l'anima, da cosentino e aspirante tecnico, come Nicola Belmonte. Non c'è alchimia che tenga, neanche Ancelotti potrebbe risollevare le sorti di questa squadra. E forse avrebbe difficoltà anche Houdini. Ecco perché, in un mondo ideale, quell'ultimo e inglorioso tratto verso la retrocessione, dovrebbero compierlo in prima linea patron e amministratrice. Ma tanto non accadrà mai.
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