Entro il 31 dicembre gli enti proprietari degli immobili sono attesi da una importante scadenza: dovranno certificare l’assoluta sicurezza delle strutture che ospitano le scuole. Non sarà facile promuovere tutti gli edifici. Anzi, i primi segnali non sono certo confortanti.
La palestra della “Plastina-Pizzuti” è stata già bocciata dai tecnici comunali: troppa sabbia nel calcestruzzo. Un destino che sembra incrociarsi con quello del “Fermi” di via Isnardi, condannato a demolizione (cui dovrebbe seguire la ricostruzione) dalla Provincia dopo un’altra attenta verifica strutturale. È la storia degli immobili pubblici in zone ad elevato rischio sismico come la nostra. Del resto, qualche mese fa, era stata la Corte dei Conti a denunciare: «Troppi ritardi accumulati nella messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Un quarto degli interventi di adeguamento non è neppure cominciato. Solo poco più della metà dei lavori è stata completata». Prima dei supremi giudici contabili era stato il Codacons ad accendere i riflettori sulle scuole insicure. Preoccupazioni analoghe erano, pure, giunte dall’associazione dei presidi, dai geologi, dagli ingegneri, dalla Prociv. Tutti ugualmente in ansia per lo stato di salute precario in cui versano le nostre scuole. La situazione è nota da tempo: nel Cosentino 879 istituti d’istruzione sono incapaci di sopportare un terremoto di media entità.
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