Nessuna notizia su Antonino Sanfilippo. Secondo gli investigatori sarebbe stata la mano a stroncare la vita di Pietro Longobucco. A meno che non sia l’ennesima vittima coriglianese di lupara bianca. Quando e se verrà fatta luce su questa storia resta comunque un’altra pagina buia per la città. Per il momento di certo c’è l’identità, ufficiale, di quel corpo riaffiorato nelle acque del porto di Schiavonea e crivellato da colpi di pistola. Restituito da quel furgone che il suo assassino aveva pensato potesse custodirlo per sempre, o forse no. Nella giornata di venerdì scorso sono state effettuate le procedure autoptiche presso l’obitorio del cimitero ausonico. Nel pomeriggio della vigilia si sono svolti i funerali, celebrati nella chiesa di Sant’Antonio, in un clima di totale austerità. Di Sanfilippo continuano, invece, le ricerche. Per la Dda, che si occupa di questa vicenda, l’obiettivo è quello di arrivare a capire cosa sia accaduto. I quesiti a cui si prova a dare una risposta sono molti e nel contempo ne generano altri. In attesa che vengano effettuate gli esami sul mezzo, di proprietà di Sanfilippo, (ritrovato nello stesso specchio d’acqua dove il cadavere è stato avvistato) e di cui lo stesso ne aveva denunciato il furto, bisogna comprendere come quel furgoncino sia arrivato su quella banchina del porto. Un tratto che nonostante la vicinanza di due importanti caserme, Guardia di Finanza e Capitaneria di porto, non è videosorvegliato. Leggi l’articolo completo su Gazzetta del Sud – edizione Cosenza in edicola oggi.