Le nuove schiave sono giovani, giovanissime. Spesso non raggiungono i vent’anni. Arrivano dal Sudamerica, dalla Nigeria, dall’Europa dell’Est, e persino dalla Cina. Qualcuna è, pure, italiana. Sono istruite, diplomate, laureate.
Le loro vite sono cariche d’illusioni. Vivono in catene sognando un lavoro “pulito”, tanti soldi e, magari, l'amore. Intanto, le loro esistenze scorrono velocemente dentro quegli appartamenti di Rende.
Cinque, dieci, quindici clienti al giorno. Ogni giorno per sei-sette giorni, prima dello spostamento verso Napoli o Catania o Foggia. Funziona così il mercato delle nuove schiave. Ragazze col viso da bambine, sottratte alla loro gioventù e agli affetti, e sbattute, a turno, in quelle case senza troppa luce dai loro aguzzini per produrre ricchezza. Una tragedia. Ognuna di loro è in grado di produrre dai 3 mila ai 5 mila euro al mese. Denaro che finisce quasi interamente nelle casse degli sfruttatori.
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