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Protocollo anti 'ndrangheta siglato all'Università della Calabria

La sede dell'Unical

Un argine alle infiltrazioni mafiose. Eretto per impedire alla ’ndrangheta, alle imprese funzionali agli interessi dei clan, ai faccendieri che ne promuovono gli affari, agli esponenti politico-istituzionali che ne favoriscono lo sviluppo, di mettere il naso nelle opere da realizzare all’interno del campus di Arcavacata.

L'Università della Calabria è la più grande “industria” dei saperi dell’area settentrionale della regione e una istituzione accademica in costante espansione non solo culturale ma pure urbanistico. Dunque, uno spazio appetibile, una possibile terra di conquista e di colonizzazione per boss e picciotti desiderosi di drenare risorse pubbliche.

È per questo che l’ateneo e la Prefettura di Cosenza hanno da tempo siglato un protocollo di legalità con il fine di tenere al riparo dalle ingerenze mafiose tutti gli appalti. Un protocollo che non è il solito strumento di retorica antimafiosa di circostanza, ma un efficace deterrente capace di sviluppare una mirata strategia anticlan.

L’Unical, infatti, si è impegnata a creare una banca dati unica che consente al gruppo di lavoro interforze della Prefettura di vigilare su tutta la filiera degli appalti: dalla pubblicazione del bando all’aggiudicazione fino all’esecuzione dei lavori. E ieri mattina negli uffici del rettorato, alla presenza del Magnifico Gino Mirocle Crisci, è stato firmato il primo contratto con un’azienda di servizi che si è impegnata a rispettare quel protocollo di legalità.

Si tratta della “Manitalidea” di Ivrea, titolare di una convenzione per la gestione del patrimonio immobiliare dell’università fino al 2021. L’azienda, rappresentata dalla vice presidente Raffaella Aimone, ha aderito volentieri al documento di legalità, condividendone i precetti. «Lo riteniamo degno di nota> hanno precisato dall'azienda «certi che l’adesione rappresenti un momento non solo di condivisione, ma occasione di comune progresso verso un sistema di appalti votato al rigore e alla legalità».

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