La sciagura rotolò improvvisamente come un macigno su una famiglia perbene, una famiglia che chiedeva solo di poter vivere serenamente in pace. E, invece, di sabato mattina, un sabato di febbraio di tre anni fa, la tragedia portò la devastazione in quella casa di via Molinella. Giovanna Leonetti uccise con un cuscino sul volto Marianna, la sua bimba di sette mesi appena. Nessuno avrebbe mai immaginato quella donna minuta nei panni di una mamma-assassina. Nessuno, neanche in famiglia.
Quel male oscuro, affiorato subito dopo il parto, diventò la miccia a combustione lenta che nel tempo ha fatto “deragliare” la biologa cosentina. Lo scenario dell'omicidio si combinò in un quadro che presentava una cavità profonda: la malattia invisibile che la donna non era riuscita a dominare. Neppure con i farmaci.
I giudici, dopo averla assolta già in primo grado per l'evidente incapacità di intendere e di volere, l'hanno assolta ancora, ieri mattina, in Corte d'assise d'appello. Un verdetto d'innocenza invocato dai suoi legali, gli avvocati Marcello Manna e Giuseppina Pezzi. Una sentenza che chiude una storia atroce, una trama che è un impasto di lacrime e di dolore con una mamma annientata dalla depressione che uccide con un cuscino la sua bambina.
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