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L'omicidio di Paterno Calabro, parla l'assassino dello zio: "Ho sparato in aria e lui si è accasciato"

I ricordi s'accavallano e attraversano da ore, senza sosta, il labirinto mentale di Salvatore Presta, 35 anni, un nome che prima di lunedì mattina non significava nulla negli archivi della polizia giudiziaria. Niente di niente, nemmeno una infrazione al codice stradale. Un uomo tranquillo, sposato, senza figli, con la passione per le armi e il tiro a segno nel poligono di Zumpano.

Una vita improvvisamente sporcata dal sangue in mezzo alla campagna di contrada Pugliano. Una sciagura che gli è piombata addosso mentre litigava con lo zio Angelo Presta, 55 anni. Alle spalle i retroscena di una causa giudiziaria da affrontare per una violazione ambientale che la vittima attribuiva al nipote.

La trama è da brivido e comincia da un paio di ceffoni che lo zio avrebbe mollato al nipote a conclusione di quel sopralluogo: «Se abbiamo sbagliato, la colpa è tua». Angelo mordeva il sigaro spento. A un certo punto si è girato verso la sua auto, un'Audi A4: «Pensavo volesse accendere quel sigaro. Invece ha afferrato un'ascia che aveva sotto il sedile e mi ha minacciato. Voleva ammazzarmi, urlava, sembrava indemoniato, con gli occhi fuori dalle orbite. E ho avuto paura».

A quel punto, Salvatore sarebbe corso verso la sua auto, parcheggiata vicino a quella dello zio ma in direzione opposta, per allontanarsi da quel terreno divenuto improvvisamente insicuro. Voleva andar via, ma lo zio Angelo era davanti alla sua auto, con quell'ascia che brandiva minacciosamente. «Non potevo scappare, temevo di investirlo». Sul tappetino era rimasta da sabato la pistola che utilizzava per il tiro a segno.

Non l'aveva riposta per un imprevisto al suo rientro a casa. L'avrebbe afferrata per spaventare il parente, un colpo in aria per farlo allontanare. E, invece: «Invece, non so cosa sia accaduto. Ho sparato e ho visto lo zio accasciarsi e tanto sangue uscirgli dalla testa. Ho avuto paura e sono scappato, vagando senza meta. Poi, sono andato a costituirmi dai carabinieri. E sono stati loro a dirmi che zio Angelo era morto».

L'articolo completo nell'edizione odierna di Cosenza della Gazzetta del Sud.

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