Annunciano le barricate, blocchi di strade e di ferrovie, sit in romani e scioperi della fame. È la rivolta dei paesi per il loro ospedale, l'unica struttura che il piano di rientro lacrime e sangue ha lasciato in vita nel grande comprensorio del Pollino. In testa ci sono i sindaci e intorno ci sono, soprattutto, le famiglie che stanno in mezzo alla trincea scavata per difendere il “Ferrari” di Castrovillari.
La battaglia per la sopravvivenza del presidio è adesso una sommossa di popolo condensata nella sottoscrizione di una petizione che vale come messa in mora. Da Roma a Catanzaro dovranno fare i conti con quello che accade nel Pollino. In un'ora e mezza hanno messo la firma sul documento 2.500 persone. In serata, il numero delle adesioni è raddoppiato. Una dichiarazione di guerra dopo l'annuncio del blocco dei ricoveri in Pediatria. Un crac che rischia di trascinarsi dietro il destino di altri due reparti collegati: Ginecologia e Neonatologia.
Si tratterebbe dell'arretramento più grave della sanità nell'area del Pollino, dopo la chiusura del reparto di Ortopedia-Traumatologia.
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