Porte e finestre murate per impedire l'accesso ad estranei e malintenzionati. Le targhe che riportano il nome della struttura oscurate dalla fitta vegetazione. Degrado che impera a corrente alternata. Cancellato periodicamente da lame e fili dei decespugliatori impugnati dagli operai delle Cooperative B. Storie di edifici dimenticati. Abbandonati. Trascurati. Beni comuni dove pure sono stati spesi fior di quattrini per interventi di messa in sicurezza in attesa che gli enti proprietari trovassero una definitiva soluzione. Soldi spesi a vuoto. In un silenzio assordante.
L'ex Ricovero Umberto Primo, su colle Pancrazio, ai piedi del Castello Svevo di Cosenza, attende da anni che Provincia, Comune e Azienda sanitaria si siedano intorno a un tavolo e decidano cosa fare di quell'edificio devastato da incursioni vandaliche, incendiato anche un paio di volta, depredato di quelle poche cose di valore rimaste dopo che cessò l'attività di assistenza per persone povere.
Si spesero anche alcuni miliardi di vecchie lire per riparare il tetto, ripulire alcuni interni, nel momento in cui sembrava che l'edificio con annessa una chiesetta dovesse essere trasformato in una Residenza sanitaria assistita. Poi, il progetto fallì. I soldi finirono, di lavori nessuna altra traccia. L'ex Ricovero divenne rifugio di sbandati, senzatetto e meta di tossicodipendenti con tanto di lettino dove assumere le sostanze stupefacenti. Fino a quando, finalmente, non si decise di chiudere con blocchi di cemento porte e finestre. Ma da allora non si è saputo più nulla.
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