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Fuga dal carcere di Cosenza, indagine sui sistemi di sorveglianza dopo l'evasione

Amadou Coulibally

Qualcosa non ha funzionato. Il detenuto Amadou Coulibally, 20 anni, ha scavalcato il muro di cinta del carcere di Cosenza con la rapidità e l’agilità d’un puma beffando tutti i servizi di sorveglianza. Nessuno è riuscito a fermarlo e l’allarme è scattato quando era ormai in fuga verso il centro storico della città.

La magistratura inquirente, guidata da Mario Spagnuolo, vuol capire se vi siano responsabilità su quanto accaduto. Se, cioè, i sistemi di controllo fossero adeguati sia all’interno che all’esterno del penitenziario. Se evadere è così facile significherebbe, infatti, che siamo di fronte a un problema davvero serio.

Scrive Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria: «L’evasione dimostra che l’emergenza del sistema carcerario del nostro Paese non è tanto nel sovraffollamento che nell’istituto di pena calabrese, secondo il recente rapporto di Antigone tocca il 119% con 260 detenuti e 54 stranieri, quanto nella carenza di organico, strumenti e tecnologie di controllo. Negli ultimi tre anni - continua il sindacalista - si sono verificati circa 160 casi di evasioni da carceri, permessi premio o di lavoro, arresti domiciliari".

E ancora: "Gli organici – dice Di Giacomo – sono ridotti all’osso e si sottrae personale per accompagnare detenuti fuori dagli istituti di pena in strutture sanitarie, come per esigenze giudiziarie, con il risultato di mettere a rischio personale e cittadini. Quando si sveglierà il Ministero della Giustizia? C’è bisogno di altre evasioni? Sono le domande che facciamo interpretando il diffuso malessere dei nostri colleghi che quando reagiscono per bloccare fughe o sedare aggressioni, in troppi casi, finiscono dalla parte degli imputati».

La storia giudiziaria dell’evaso maliano, destinato originariamente a rimanere dietro le sbarre fino al 2023 perché condannato per rissa e lesioni, da oggi intanto si complica: l’uomo verrà giudicato per evasione e aggiungerà alla precedente pena definitiva quella che i giudici bruzi gli commineranno nel giro di pochi giorni.

Coulibally, senza soldi e senza appoggi, è tornato in galera in meno di dodici ore. Lo hanno arrestato in via Sertorio Quattromani le forze dell’ordine. Il merito? Di tutti. La polizia urbana, la polizia penitenziaria ed i carabinieri si dividono il successo in un clima di sostanziale collaborazione.

Determinante sarebbe stata pure l’imbeccata data da un cittadino romeno che s’è visto sfilare davanti il “Papillon” africano nel tardo pomeriggio domenicale. Il fuggiasco, braccato dalle pattuglie, era rimasto nascosto fino al tramonto tra la fitta vegetazione che lambisce il fiume Crati, decidendo poi di spostarsi con il calare della sera. E la scelta gli è stata fatale.

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