La Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, al termine di una lunga udienza e camera di consiglio, ha annullato con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro, accogliendo il ricorso dell’avvocato Francesco Iacopino, difensore di Hamil Mehdi accusato di auto-addestramento con finalità di terrorismo.
Il giovane di Luzzi fu arrestato nel gennaio del 2016, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare del gip di Catanzaro, dalla Digos di Cosenza e dal Servizio centrale antiterrorismo. Secondo l’accusa Hamil sarebbe stato un aspirante "foreign fighter" e avrebbe voluto raggiungere la Siria per unirsi all'Isis.
Le indagini che portarono all'arresto del giovane marocchino, dirette dalla Dda di Catanzaro, erano partite nel luglio 2015 quando Mehdi era stato espulso dalla Turchia perché ritenuto pericoloso e avevano evidenziato, nelle prime battute, collegamenti telefonici e telematici del giovane magrebino con utenze turche e belghe (ritenute appartenenti a soggetti vicini al mondo del radicalismo islamico), oltre a un frequente accesso a video di propaganda dello Stato Islamico, alcuni ritenuti dall’accusa anche istruttivi.
Hamil Mehdi ha sempre rigettato le accuse, sostenendo di essersi recato in Turchia soltanto per motivi religiosi e di non aver alcun collegamento con il mondo del terrorismo islamico. Quanto alla visione dei video di propaganda dell’Isis (alcuni dei quali anche dimostrativi di azioni cruente), la difesa ne aveva contestato l’idoneità istruttiva, in termini di auto-addestramento, evidenziando - ancora- come alla predetta visione (legata per lo più a curiosità del giovane imputato) mai fosse seguita una concreta attività di esercitazione finalizzata a rivelare concreti programmi criminosi.
In primo grado, il gup distrettuale di Catanzaro si determinava a emettere una sentenza di condanna alla pena della reclusione di 4 anni e sei mesi, all’esito del giudizio abbreviato. Sentenza confermata dalla Corte di Assise d'appello di Catanzaro.
Ieri il verdetto della Suprema Corte che, accogliendo le tesi del difensore dell’imputato, affidate un luogo e articolato ricorso, ha ritenuto la condanna non meritevole di conferma, ribaltando le decisioni dei giudici territoriali. Tutto da rifare quindi. Gli atti tornano a Catanzaro per un nuovo giudizio.
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