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Arrivato domenica dalla "zona rossa": un pensionato di Cetraro con il sospetto del Coronavirus

Un incubo che sembra materializzarsi. La paura dell’infezione da coronavirus arriva da Cetraro, in provincia di Cosenza. Da contrada Fratica, dove domenica sera è tornato da Castelnuovo Bocca d’Adda, un paese del Lodigiano, un 69enne dializzato con la moglie.

Quella posta al centro della frazione che conta solo cento abitanti e si sviluppa lungo la vecchia strada provinciale, è la loro casa da sempre: durante l’anno la coppia vi rientra spesso, in periodi diversi. Questa volta lo spostamento verso la Calabria ha rappresentato una scelta di tranquillità perché l’intero Lodigiano è stato individuato dalle autorità sanitarie come uno dei focolai del virus partito dalla Cina, che sta lentamente invadendo l’Europa.

Marito e moglie hanno fatto il biglietto e domenica mattina hanno preso posto su un autobus a lunga percorrenza che dalla Lombardia ha attraversato quasi tutta la Penisola portandoli sino in riva al mar Tirreno. Prima di partire i coniugi hanno avvertito la struttura ospedaliera cetrarese della necessità di effettuare, a giorni alterni, la dialisi sul sessantanovenne. Si tratta, infatti, di un paziente dializzato e trapiantato. Giunti nella terra di origine, marito e moglie hanno ovviamente salutato i parenti, fatto rifornimento di viveri e si sono posti in stato di auto-quarantena in casa, considerato che  erano partiti da una delle aree a rischio del Pese, addirittura presidiata dall’esercito.

Il caso, nonostante l’uomo non presentasse alcun sintomo– né tosse, né febbre – è stato segnalato in Prefettura al Comitato riunitosi per l’emergenza da Coronavirus.  Per ovvie ragioni è stato perciò deciso di sottoporre il sessantanovenne a tampone di verifica e, per consentirgli di non interrompere la dialisi, lo si è autorizzato a sottoporsi a trattamento in un “ambiente separato” del nosocomio di Cetraro.

Il tampone eseguito giovedì ha offerto, però, un risultato preoccupante: il pensionato è risultato infatti «positivo». L’esame è stato eseguito dall’Unità operativa di Microbiologia e Virologia di Cosenza, diretta dalla dottoressa Cristina Giraldi.

Si tratta di uno dei centri di riferimento di alto livello scientifico attivi nella nostra regione. «Abbiamo svolto le verifiche necessarie su un paziente a-sintomatico» ha detto la Giraldi «e spedito adesso il tampone per il secondo test di verifica all’Istituto Superiore di Sanità. Tutto è stato compiuto secondo quanto previsto dal protocollo nazionale. Ritengo che l’azione di contenimento si sia rivelata efficace». Il tampone è partito da Cosenza ieri sera alle 18,30 alla volta di Roma, trasportato a bordo di un mezzo del 118. I risultati definitivi si conosceranno nelle prossime ore e fino ad allora quello del sessantanovenne dovrà essere considerato un caso “sospetto”. Il pensionato, nel frattempo, è tornato a casa in stato di quarantena.  

Se le ulteriori analisi compiute nella Capitale dovessero confermare l’esito di quelle eseguite in Calabria, l’uomo sarà sottoposto a terapie adeguate in strutture specializzate. Per la Protezione civile nazionale, tuttavia, il sessantanovenne di contrada Fratica va inserito nel computo dei pazienti giornalieri. Come dire: è tra i possibili contagiati.

Non può escludersi che le verifiche siano a brevissimo estese anche alla moglie che si trova tuttora in sua compagnia. Certo, il lungo viaggio compiuto in autobus con tante altre persone, i contatti avuti in ospedale con medici e personale, hanno generato agitazione tra la popolazione. La speranza è che il secondo test non confermi l’esistenza dell’infezione. A rendere nota la presenza del caso “sospetto” in Calabria è stato il governatore, Jole Santelli, che certo non poteva tacere la circostanza. Tutto il sistema sanitario regionale è stato per il momento posto in  allerta e attrezzato per intervenire.

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