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Meno soldi e lavoro estenuante, a Cassano gli africani si ribellano al caporalato pakistano

Vegas mostra la mano con due dita fasciate e malridotte segno dell'estenuante lavoro che è costretto a fare ogni giorno nei campi di Cassano.

Si chiama così il ragazzo che i suoi compagni hanno scelto come rappresentante per far valere le loro ragioni. Sono una cinquantina di africani di diverse etnie (ghanesi, nigeriani, gambiani e senegalesi) che ieri mattina ha deciso di dire basta ai soprusi e protestare. Si sono scagliati contro i caporali e contro il sistema denunciando tutti ai sindacati e ai carabinieri. Con nomi e prove.

«Siamo tutti residenti qui - hanno raccontato ieri mattina durante la protesta fatta nel parcheggio delle poste, il luogo dove i caporali pakistani li raccattano per portarli a “lavoro” - siamo braccianti agricoli».

L'articolo completo nell'edizione odierna di Cosenza della Gazzetta del Sud.

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