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Adriana Calderaro, la ricercatrice cosentina ha stanato il virus nascosto nei neonati

Adriana Calderaro

Tra ombre cinesi e tensioni americane gli scienziati vanno alla ricerca delle chiavi della vita di questo morbo che ha contaminato l'aria, trasformando le nostre città in deboli mormorii, in agglomerati silenziosi di paura con gente costretta a rimanere invisibile dentro le case. L'ultimo studio pubblicato su “International journal of infectious diseases” rischiara la verità sulla circolazione del coronavirus in Italia e su pazienti pediatrici. L'équipe dell'Università di Parma ha scoperto quello che, finora con eccessivo ottimismo, era stato quasi sempre negato, isolando il virus Sars-CoV-2 sul campione di mucosa di un neonato di 7 settimane, arrivato in laboratorio il 26 febbraio. «Si tratta di un primato a quanto risulta dai dati della letteratura scientifica internazionale», ha precisato l'ateneo emiliano.

La prima firma dello studio è della direttrice della Scuola di specializzazione in Microbiologia e virologia, Adriana Calderaro, 53 anni, di Cosenza. Nei laboratori di “Virologia isolamento agenti virali” e di “Virologia molecolare” del dipartimento di Medicina e chirurgia, la Calderaro ha isolato il virus, identificandolo in coltura, insieme alle colleghe Flora De Conto, Maria Cristina Arcangeletti e un team di preziosi collaboratori. La professoressa Calderaro è una delle eccellenze del mondo scientifico italiano. E lì, nell'ateneo emiliano, la docente cosentina, insieme al suo team, ha scovato per la prima volta nelle mucose di un bebè il coronavirus.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza

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