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Aste col "trucco" al palazzo di giustizia di Castrovillari: 16 arresti fra avvocati e dipendenti pubblici

Il tribunale di Castrovillari

Terremoto nel palazzo di giustizia di Castrovillari. La guardia di finanza ha ricostruito, nel corso di due anni di fitte indagini, una serie di presunti illeciti relativi alla gestione di aste giudiziarie. Nove persone sono finite dietro le sbarre e altre sette ai domiciliari.

Il mercato "truccato" delle aste riguarderebbe in particolare beni posti nell'area di Corigliano Rossano e vedrebbe il coinvolgimento di professionisti e dipendenti del ministero della Giustizia in servizio nel distretto giudiziario di Castrovillari. L'indagine nasce da due esposti presentati tra il 2017 e 2018.

In carcere sono finiti: Giuseppe Andrea Zangaro; Giorgio Alfonso Le Pera; Carmine Placonà; Alfonso Cesare Petrone; Luisa Faillace; Giovanni Romano; Carlo Cardile; Carlo Plastina; Antonio Guarino. Agli arresti domiciliari: Francesca De Simone; Antonio Aspirante; Vincenzo Anania; Patrizia Stella; Alfredo Romanello; Luigia Maria Caruso; Rocco Guarino.

Le indagini, condotte dagli uomini del colonnello Danilo Nastasi, hanno consentito di ricostruire un collaudato sistema che consentiva l'assegnazione dei beni messi all'asta a imprenditori che pagavano somme di denaro in modo riservato a quanti gestivano i complessi meccanismi di aggiudicazione di beni mobili e immobili.

L'inchiesta condotta dai pm Luca Primicerio e Simona Manera ha portato alla emissione di misure cautelari firmate dal gip di Castrovillari Carmen Ciarcia con la contestazione delle ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari, turbativa d'asta, violazione del segreto d'ufficio. Tra gli arrestati dipendenti pubblici e imprenditori. "Si tratta di reati che aggrediscono le fondamenta della Giustizia" scrivono i giudici nel provvedimento notificato agli indagati.

Il promotore e organizzatore del giro, secondo gli inquirenti, sarebbe Giuseppe Antonio Zangaro, dipendente del comune di Corigliano Rossano. L'uomo era distaccato presso l'Ufficio del giudice di pace della città ionica.

Tra gli arrestati figurano quattro avvocati del foro di Castrovillari (in carcere Alfonso Petrone, Carlo Cardile e Luisa Faillace. Ai domiciliari l'avvocato Francesca De Simone) che istruivano le offerte dei clienti dell'organizzazione. Tra gli arrestati anche l'ex presidente dell'ordine dei commercialisti di Rossano, Carlo Plastina e il collega Giovanni Romano.

I legali acquisivano illecitamente presso i professionisti delegati, i curatori fallimentari ed i custodi giudiziari, le informazioni coperte dal segreto di ufficio, relative agli offerenti e, più in generale, ai soggetti interessati alle aste, oltre che raggiungere accordi collusivi con i concorrenti. I legali avrebbero raggiunto accordi collusivi con i concorrenti all'acquisto dei beni messi in vendita all'asta e lo facevano nell'interesse delle persone che si rivolgevano all'organizzazione. Le persone cointeressate alle aste ma non collegate all'associazione venivano minacciate per indurle a desistere dalla partecipazione alle offerte.

Uno degli avvocati arrestati e un agronomo procacciavano i clienti interessati alle aste. A coordinare il lavoro dei finanzieri il tenente colonnello Valerio Bovenga, comandante del Gruppo di Sibari.

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