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Spese pazze e disastri finanziari, l'Asp di Cosenza è schiacciata dai debiti: 540 milioni

Gli uffici dell'Asp di Cosenza

Un disastro finanziario. L'Azienda sanitaria provinciale più grande della Calabria, quella di Cosenza, è sommersa dai debiti e da tempo nel mirino della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica. Non solo: devono ancora essere approvati i bilanci consuntivi relativi al 2018 e al 2019.

Le cause della difficilissima situazione economica sono molteplici e tanto sembra essere legato a gestioni disinvolte, speculazioni volgari e spregiudicate azioni legali compiute per ottenere più volte il pagamento delle stesse prestazioni. La Guardia di finanza ha esaminato montagne di atti, intervenendo in passato anche su sollecitazione dell'ex commissario calabrese alla Sanità, Massimo Scura.

Ma analizziamo i numeri: la massa debitoria al 31 dicembre 2019 si attesta a 547 milioni di euro; 102 milioni di pignoramenti presso la Bnl che svolge le funzioni di Tesoriere dell’Asp; le controversie aperte al 31 dicembre 2019 arrivano a oltre 366 milioni (solo quota capitale senza interessi di mora e spese legali).

A questo va aggiunto un volume di controversie di valore indeterminato e/o indeterminabile di 460 cause che non sono ancora state conteggiate. Il collasso economico descritto, esaminato recentemente dalla Commissione di vigilanza della Regione Calabria, potrebbe avere presto anche risvolti giudiziari.

La sanità pubblica ha già registrato lo scioglimento per mafia e il conseguente commissariamento delle Asp di Reggio e Catanzaro; quella di Cosenza, seppur apparentemente meno infiltrata dalle cosche rispetto alle altre, presenta criticità finanziarie comunque riconducibili a condotte molteplici certamente censurabili penalmente. Un contesto oscuro sul quale la magistratura inquirente starebbe indagando.

Le spese pazze. Solo nell’area del capoluogo bruzio l’Asp paga fitti passivi per 850 mila euro. Provate a immaginare quali possono essere i costi riguardo a tutto il resto del territorio considerando che la provincia di Cosenza è tra le più grandi d’Italia per vastità geografica. Arbitrati e transazioni, oltre al pagamento a volte triplo dello stesso debito, sono altre interessanti voci di spesa dell’Azienda Sanitaria di Cosenza.

Per comporre una lite, infatti, possono essere organizzati degli arbitrati con l’accordo delle parti. Ve ne sottoponiamo uno particolarmente significativo. Nel 1999 un’azienda vince l’appalto per la costruzione di una Residenza Sanitaria Assistita a San Giovanni in Fiore. La gara viene aggiudicata dall’Asl di Crotone. Quando la città silana passa però sotto la competenza di Cosenza, l’Asp bruzia eredita la “pratica”.

E la vertenza viene definita con un arbitrato. L’impresa ottiene la dazione a titolo risarcitorio di due milioni di euro. E la Rsa da costruire? Nessun problema: non esiste neppure un mattone. L’ex presidente del Collegio dei revisori dei conti, Sergio Tempo, aveva ben evidenziato negli atti firmati fino al novembre del 2018 tutte le gravi criticità riscontrate.

Un esempio? In un verbale di verifica di cassa del secondo trimestre del 2018, i revisori sono costretti a prendere atto – è il 4 ottobre – che l’inventario patrimoniale dell’Azienda non è aggiornato. Non si sa con assoluta precisione quali siano i beni mobili e immobili dell’Asp e la gestione dell’imnventario viene pertanto bollata come «inattendibile». Incredibile.

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