La bufera giudiziaria, che si è abbattuta sulla sanità del Tirreno cosentino con l’operazione “Re nudo”, ha coinvolto ex sindaci, assessori, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni. La maxi-inchiesta, inizialmente avviata dalla Dda di Catanzaro (guidata dal procuratore Nicola Gratteri) e poi proseguita per competenza dalla Procura di Paola (diretta da Pierpaolo Bruni) ruota attorno al ruolo dell’ex sindaco di Scalea Mario Russo, arrestato in qualità di medico legale e presidente della Commissione per le invalidità di Diamante. L’esponente di Forza Italia temeva di essere sotto indagine. Secondo l’accusa, gli illeciti riguarderebbero falsi certificati di invalidità e di morte e falsi certificati per il rilascio della patente e per il porto d’armi. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di concussione, corruzione, associazione per delinquere, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, induzione indebita a dare o promettere utilità. A Russo sono contestati 233 capi di imputazione. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza