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Cassano, la madre di "Cocò" chiede di riavere le due figlie

Il piccolo Cocò Campolongo

Una famiglia segnata dal dolore. Con un bimbo di tre anni, prima assassinato con un colpo di pistola alla testa e poi bruciato e le due sorelline affidate da ormai un lustro a una famiglia del Settentrione.  Una famiglia divenuta suo malgrado tristemente nota perché investita dal barbaro omicidio del suo componente più piccolo, "Cocò" Campolongo, assassinato insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli e alla donna marocchina, Betty Taoussa, il 14 gennaio del 2014 a Cassano. La mamma del bimbo, Antonia Iannicelli, al momento del fatto di sangue detenuta per spaccio di droga, finito di scontare la sua pena e dopo un anno trascorso a Torino, nella comunità del Gruppo Abele di don Ciotti dell’Associazione Libera è, da pochi mesi, rientrata nella sua città, a Cassano. Il padre, invece, Nicola Campolongo, è pure tornato a vivere nella città di origine dopo aver espiato una pena, sempre per detenzione di stupefacenti, nel carcere di Catanzaro. Antonia Iannicelli, assistita dall'avvocato Liborio Bellusci, chiede adesso di poter riprendere la convivenza con le figlie di 12 e 13 anni che negli ultimi tempi ha potuto incontrare solo due volte mentre si trovava nel capoluogo piemontese. La richiesta della donna è stata resa pubblica da Franco Corbelli, leader del movimento "Diritti civili" che ha lanciato un appello, dichiarando: «Chiedo al Tribunale dei Minori di Catanzaro di porre subito fine a questa grande ingiustizia e di far ritornare a casa, dalla mamma le due bambine, com'è giusto, umano, come deve essere in un Paese civile e in uno Stato di diritto».

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