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Vaccini anti-covid, Cgil: vigilare sulla somministrazione alle giuste categorie

«Sarebbe vergognoso, squallido ed inqualificabile che, in piena pandemia, ci possa essere qualcuno che, approfittando della propria posizione sociale e di qualche “buona” amicizia, abbia più diritti dei più fragili ed indifesi»

Le vaccinazioni anti covid stanno proseguendo in tutta Italia

«Le strutture regionali deputate all’organizzazione della campagna vaccinale, facciano immediata chiarezza e, soprattutto, oltre ad incrementare il numero dei vaccini effettivamente utilizzati, vigilino perché gli stessi vengano somministrati a quanti sono stati individuati quali i primi destinatari dal calendario vaccinale approntato dalle autorità sanitarie nazionali.  Ineguaglianze ed illegalità, mali contro i quali da tempo la Cgil e lo Spi si stanno opponendo, emergono, infatti, anche in questo drammatico passaggio della nostra storia, rischiando di compromettere la credibilità delle nostre istituzioni agli occhi dei cittadini onesti e responsabili». È quanto si legge in una nota delle segreterie Cgil e Spi Cgil di Cosenza.

«Non possiamo sottrarci dal commentare i dati relativi alla campagna vaccinale in Calabria, con particolare riferimento però ad alcune notizie che da qualche ora rimbalzano sui media locali. Non vogliamo, infatti, entrare - esordisce la nota del sindacato - nella pur facile polemica relativa al dato percentuale dei vaccini inoculati a fronte delle dosi pervenute alla nostra Regione  - secondo il sito del Ministero della Salute 12.540 su 25.630 con una percentuale, quindi, del 48,9% - ma sulla distribuzione degli stessi.  Come noto, da tempo sono state individuate quali destinatarie in via prioritaria del vaccino alcune categorie, considerate maggiormente a rischio, ovvero il personale sanitario e, per la loro fragilità, i grandi anziani”, cioè gli ultraottantenni, moltissimi dei quali, in gran parte non autosufficienti, ospiti delle strutture assistenziali, le cosiddette Rsa. L’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali Ires Morosini in un report di febbraio 2020, quantifica in 226 le RSA presenti sul territorio calabrese con 5.744 posti letto disponibili, e ciò sulla base – tanto per cambiare! – di informazioni non sempre facilmente rilevabili ed assolutamente certe.  Ora, ritenendo comunque attendibile tale dato, la notizia – sempre diffusa dai media locali che, supponiamo, avranno avuto modo di verificarla – che solo 44 – 44! –  ospiti di Rsa in Calabria - o forse nessuno - abbiano avuto inoculata la prima dose del vaccino contro il Covid 19, non può non lasciarci sgomenti.  Dalle stesse fonti apprendiamo, inoltre, che 1.460 dosi sono state utilizzate per personale non sanitario, una dizione un po’ ambigua, che riguarda oltre 100.000 persone in Italia, e che pare stia inducendo i Nas dei Carabinieri - conclude la nota della Cgil - ad effettuare una indagine conoscitiva, con l’acquisizione degli elenchi delle persone che sono state già sottoposte al vaccino.  Ancora una volta, quindi, sta accadendo che i “furbetti”, categoria assai diffusa in Italia ma che forse meriterebbe una diversa e meno accattivante definizione, riescano a piegare le regole al loro interesse personale, inserendosi nelle maglie di una organizzazione che evidentemente lascia varchi incontrollati. Sarebbe vergognoso, squallido ed inqualificabile che, in piena pandemia, ci possa essere qualcuno che, approfittando della propria posizione sociale e di qualche “buona” amicizia, abbia più diritti dei più fragili ed indifesi».

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