
Scelgono di scrivere una lettera al commissario straordinario dell'Asp di Cosenza Carlo Laregina. Le mamme che frequentano il poliambulatorio e che da qualche mese vivono, con pessimo stato d’animo, la notizia di una paventata chiusura del servizio
"Egregio dottore,
i nostri destini si sono fatalmente incrociati lungo la strada della questione Poliambulatorio di
Scalea. Non Le neghiamo di temere, qualora ciò si concretizzasse, che possa venir meno un’ulteriore
opportunità di quelle che ogni giorno tentiamo di dare ai nostri figli, come del resto ogni genitore ed
in maniera diversa lotta per darne! Come altri supportiamo i nostri figli affinché raggiungano
traguardi di vita autonoma e dignitosa, ognuno con le proprie forze e potenzialità, ma abbiamo
bisogno, forse più di altri, che le istituzioni ci stiano vicino o quantomeno non ci ostacolino.
Ha già conosciuto, attraverso le parole di una di noi, la giornata tipo dei nostri bambini e ragazzi, ha
sentito, ne siamo certe, le forti vibrazioni di una voce preoccupata. Già! Forse preoccupazione
non è la parola che più si addice al nostro sentire, il nostro è un vero e proprio dolore, un dolore
persistente nell’assistere a ciò che la sorte ha deciso per i nostri figli, perché solo di sorte può
trattarsi, non vi può essere ulteriore giustificazione, non di certo.
Sin dalla nascita guardiamo i nostri bambini impegnarsi per raggiungere abilità che in altri si
sviluppano naturalmente ed invece di godere, come dovrebbe essere naturale, di ogni conquista noi
dobbiamo pensare al prossimo step da raggiungere. Sentiamo come un macigno il dovere di offrirgli
le condizioni migliori affinché la loro crescita sia possibile, e giorno dopo giorno ci chiediamo
cos’altro possiamo fare che non abbiamo ancora fatto!
Nel contesto delle poche opportunità che la nostra Calabria ci offre, il Poliambulatorio di Scalea ed
il centro di Neuropsichiatria Infantile si inseriscono come timide piante in una terra arida, ma se il
servizio sarà dirottato chissà dove a chi dovremmo rivolgerci noi dell’Alto Tirreno cosentino? E’
facile, o forse no, dire: 'ma si, qualche km in più cosa vuoi che sia?'. E’ tanto, è troppo per i nostri
figli e per noi.
Nella malaugurata ipotesi che le attività vengano spostate, abbiamo sentito voci che quotano il
comune di Fuscaldo, ma questa non è una lotteria a chi si aggiudica il premio, la ricaduta, su decine
di famiglie dell’area nord che si rivolgono a Scalea, sarebbe pesante.
Tanti dubbi intasano i nostri pensieri e li vogliamo condividere con Lei, che nel corso del consiglio
comunale di Scalea ha mostrato immediata sensibilità verso il problema.
Cosa dovremo fare con i nostri bambini/ragazzi, li manderemmo a scuola o a terapia? Perché
sa, già avendo un servizio territoriale dislocato a poche decine di chilometri, è difficile incastrare gli
orari e consentire a bambini e ragazzi la partecipazione attiva alle lezioni, ma grazie alle
collaborazioni che nel tempo si sono create tra sanità/famiglia/scuola oggi in qualche modo
riusciamo! Qualora dovessimo spostarci e allungare il tragitto, le ore di partecipazione scolastica si
ridurrebbero o azzererebbero e chi ci assicura che questa sarebbe la scelta migliore per i nostri
ragazzi? Ma se decidessimo di mandarli a scuola e non a terapia? Verrebbero meno opportunità
di conquista di abilità necessarie alla loro vita futura, è impensabile! Così come è impensabile non
mandarli a scuola, e allora?
E le lunghe traversate kilometriche? Quali effetti potrebbero produrre sui nostri figli? Lo
stress, che tanto temiamo per loro già fragili, quali e quanti danni potrebbe provocare?
Possiamo chiedere a loro, qualora ce ne fossero le seppur minime possibilità, di compiere altre
attività dopo aver fatto ore di viaggio per fare terapia? Quanti di noi, stremati per la fatica di
dover stare sulla strada da lunedì a venerdì, stremati per la consapevolezza di non poter
garantire una vita dignitosa, perché verrebbero meno le condizioni materiali, stremati
economicamente, non abbandoneranno lasciando i propri figli nelle mani del destino?
Noi abbiamo dato delle risposte a queste poche domande che le poniamo. Sono risposte dure per un
genitore che guarda al futuro con una certa ansia, oggi con terrore per la chiusura/spostamento del
Centro di riabilitazione e del servizio di NPI.
Non chiediamo la pacca sulla spalla, non chiediamo agevolazioni, chiediamo che ai nostri figli
venga data la possibilità di crescere e conquistare la propria vita. Lo chiediamo e non lo urliamo!
Abbiamo imparato da loro ad essere empatici e pazienti, ma non staremo a guardare lo strappo che
si potrebbe perpetrare alle loro esistenze. Noi vogliamo continuare il nostro percorso all’interno
della Neuropsichiatria Infantile di Scalea, così com’è composta e all’interno del nostro territorio.
Un’organizzazione che seppure non supportata da adeguato ammodernamento e dotazione di
strumenti, si impegna a far funzionare gli ingranaggi. L’equipe intera, composta da fisioterapisti,
psicomotricista, logopedista, psicologa, assistente sociale, sociologa, neuropsichiatra infantile,
lavora con abnegazione e professionalità, seppur consapevole di non avere tutti gli strumenti e la
forza, per dare ai nostri figli ciò di cui necessitano. Ci supportano come famiglie, perché la
disabilità non è solo di chi la vive, ma è dell’intera famiglia. Ci consigliano, ci ascoltano, ci
sostengono e ci seguono nel percorso scolastico dei nostri figli.
Tale patrimonio umano e professionale riteniamo che non possa essere disperso e confidiamo anzi
che sia attenzionato nel Suo operato, affinché possa essere addirittura potenziato e possa fornire
risposte alle decine di famiglie che quotidianamente sono costrette a vivere quanto noi temiamo
perché non hanno trovato soluzione sul nostro territorio"
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