I ruoli delle nuove leve, le piazze dello spaccio e a anche i rapporti con le altre cosche. È il collaboratore Adolfo Foggetti, esponente del clan Rango-Zingari di Cosenza, a raccontare agli inquirenti come “funzionava” la cosca Muto e quali erano gli affari che le facevano gola. Foggetti, quando decise di vuotare il sacco, ha fatto nomi e cognomi su chi si doveva occupare del controllo dei canali di approvvigionamento della droga e del rifornimento dei pusher sul Tirreno cosentino. Le sue dichiarazioni consentirono di «acquisire importantissimi elementi». Infatti, poco prima di essere arrestato (dicembre 2014) e di saltare il fosso, Foggetti era stato mandato dalla sua ’ndrina a occuparsi degli affari nel Paolano. Per questo motivo aveva rapporti con i cetraresi quando non riusciva ad avere lo stupefacente da Cosenza e dalla Sibaritide. Ed entrò in contatto con i Muto, in particolare, con Luigi: «Foggetti aveva contestato a Palermo Alfredo di portare a Paola stupefacente acquistato a Cetraro, ragione per la quale, successivamente, aveva avvicinato Luigi Muto per essere rifornito di marijuana e cocaina quando non riusciva ad averne dal canale di Cosenza. Luigi Muto era disponibile ma lo faceva dirottandolo da Guido Maccari e Cipolla Franco, dei quali, in sostanza, si serviva per i dettagli organizzativi delle numerose cessioni che sarebbero seguite». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza