«Oltre a rappresentare una grave mancanza per le nostre comunità, le uniche a non aver avviato la prima fase della campagna, il rinvio della campagna vaccinale over 80 per indisponibilità delle dosi, mostra l’inadeguatezza e l’enorme ritardo del piano vaccinale regionale». È quanto denunciano i sindaci di Vaccarizzo Albanese Antonio Pomillo, di San Cosmo Albanese Damiano Baffa e di San Giorgio Albanese Gianni Gabriele nella nota congiunta trasmessa al commissario ad acta del Piano di Rientro della Spesa Sanitaria Regionale della Calabria Guido Longo, al Direttore Straordinario dell’Asp di Cosenza Vincenzo Carlo La Regina e, per conoscenza ,al Prefetto di Cosenza.
«In qualità di responsabili sanitari dei nostri comuni – scrivono – ci troviamo a fronteggiare quotidianamente, in prima persona, l’emergenza sanitaria che le nostre realtà territoriali stanno vivendo. Abbiamo sempre offerto massima collaborazione con le aziende sanitarie territoriali al fine di programmare ad attuare interventi comuni di gestione. È stato fatto tutto quanto richiesto dal Direttore del Distretto Sanitario Ionio Nord: individuazione di un locale idoneo in cui poter effettuare le vaccinazioni, la disponibilità di attrezzature idonee alla conservazione dei vaccini, oltre che un computer, con accesso ad internet, per l’aggiornamento in tempo reale dei dati relativi alle vaccinazioni e di idoneo personale per il supporto delle attività a corredo. Dopo che i Comuni si sono adoperati per far fronte nel più breve tempo possibile alle richieste avanzate ed aver già individuato, in collaborazione con i medici di famiglia, le persone destinate a questa fase di vaccinazione ed averle prontamente allertate, oggi riceviamo la notizia che non sono più disponibili i vaccini necessari al nostro territorio». I sindaci chiedono quindi di «intervenire il prima possibile per ovviare alla grave disfunzione e al gravissimo disagio che oltre a colpire la popolazione nel suo complesso, con ripercussioni sul piano economico e sociale, graverà principalmente su quelle fasce di popolazione più deboli, quali disabili con gravi patologie, ultrasessantacinquenni, bambini e comunque persone immunodepresse. Quotidianamente già ci troviamo a convivere con una situazione sanitaria ai limiti del sostenibile, in cui anche i servizi essenziali sono poco garantiti per non dire del tutto assenti».
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