La paura riporta in vita proprio in queste ore l’angosciante sentimento della separazione. Un lievito amaro che abbiamo già provato più volte in questi ultimi dodici mesi di grandi tribolazioni, ma anche un’arma efficace di risposta all’aggressione di una epidemia dalle risorse (e dalle mutazioni) infinite. Da domani si tornerà in zona arancione, con misure di mitigazione più rigorose, in attesa che la curva si raffreddi davvero e non solo nei week end (con calo di dati nei bollettini del lunedì e del martedì) per effetto della frenata dei tamponi. Qui, nessuno ha mai realmente creduto a un virus senza più forze disegnato dai numeri fiacchi in assenza di un riscontro certo sull’attività di testing&tracing che prosegue a singhiozzo. E proprio il riscontro algebrico rappresenta il distintivo dei diagrammi che risalgono nutrendosi di nuovi casi positivi. Ieri l’Asp ne ha nessi a referto altri 103 nel suo quotidiano bollettino, cifra che porta il totale a 12.000 casi dall’inizio della pandemia. In mezzo ai 103 nuovi positivi individuati dall’Asp in provincia non ci sono solo i pensionati con un quadro clinico di partenza già fragile, ma ci sono anche molti giovani (un terzo non ha più di 20 anni) trascinati nel punto cieco e buio della loro esistenza con o senza sintomi.
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