«Noi diciamo no a questo modo di fare, noi diciamo no all’uso improprio e strumentale degli ammortizzatori sociali sulla base di presunti contagi e quarantene per Covid-19 tra i lavoratori che sono semplicemente risibili per numero ed estensione territoriale. Qualora invece, l’andamento epidemiologico dovesse far registrare nel prossimo futuro, una diffusione dei contagi, il ricorso a tutte le forme di tutele della salute dei lavoratori, sarebbe più che legittima e giustificata. Il sindacato regionale di categoria, sull’argomento, ha sempre espresso riserve e contrarietà, non di meno le organizzazioni sindacali Flai, Fai e Uila della provincia di Cosenza, che ribadiscono la loro contrarietà. Siamo pronti a tutte le iniziative possibili, anche quella di valutare se ricorrono i presupposti per un ricorso al Tar». Lo hanno affermato in una nota, i sindacalisti Pisani (Fai Cisl), Nicoletti (
«Nel quadro più generale degli “usi impropri” che in taluni casi caratterizzano il ricorso agli ammortizzatori sociali per Covid-19, previsti dalle varie norme emanate per far fronte alla crisi, ne segnaliamo uno - hanno esordito i sindacalisti - che segna pesantemente il settore della forestazione il quale, come è noto è finanziato con risorse a carico dello Stato e della Regione per il contrasto al dissesto idrogeologico. Ma più che la lotta al dissesto idrogeologico, da tempo, alla Regione Calabria Calabria, pare proprio interessare, prima di tutto, il fare cassa con qualunque espediente, anche quelli “borderline”. Da marzo 2020, infatti, centinaia di operai idraulico-forestali della provincia di Cosenza, sono stati collocati in cassa integrazione per Covid-19 per oltre 5 mesi, di cui 3 con pagamento diretto da parte dell’Inps; una condizione questa che oltre a comportare procedure farraginose e tempi lunghi nei pagamenti, determina una perdita di reddito molto pesante per i lavoratori con decurtazioni che arrivano al 40%».
I quattro sindacalisti si chiedono «quali sono le reali ragioni di un ricorso così massivo ed inopportuno della cassa integrazione per gli operai idraulico forestali imposta dalla Regione Calabria? La motivazione di fondo è quella che non ci sarebbero le sufficienti coperture finanziarie ordinarie e si cercherebbe così di far quadrare i conti ricorrendo alla cassa integrazione e scaricando sulla spesa pubblica una parte consistente del costo. Noi riteniamo invece tale motivazione sia pericolosa e infondata: Pericolosa perché sminuisce la lotta al dissesto idrogeologico e tutte le attività ad essa funzionali; Infondata perché negli ultimi 4/5 anni il numero degli addetti alla forestazione è drasticamente diminuito per ragioni anagrafiche; ciò nonostante la Regione Calabria continua ad accreditare questa tesi, che ha bruciato, con il precedente Governo Regionale, il rinnovo del Contratto Integrativo dopo ben due anni di trattative e continua con l’attuale Giunta Regionale attraverso il ricorso strumentale ed immotivato alla cassa integrazione per Covid-19 con pagamento diretto a carico dell’Inps. Una vicenda con molte ombre sulla quale qualcuno dovrà prima o poi dovrà dare conto».
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