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Omicidio Mongrassano, una donna confessa: “Ero sull’auto con l’omicida”

Resta in carcere Giuseppe Marino, autore del feroce assassinio del fratello Pasquale. Sei testi e un bimbo l’inchiodano

Il luogo dell'omicidio (FOTO ARENA)

Il “Caino” di Mongrassano. Pasquale Marino, 47 anni, era tornato dal Perù lo scorso anno. Viveva in Sudamerica, a Cisco, con la moglie e le due figlie: era stato il fratello, Giuseppe, 45 anni, il suo assassino, a convincerlo a tornare nel paesino dell’Esaro. Il coronavirus infestava l’America Latina e il rientro nella terra di origine .- così aveva spiegato alla consorte - poteva servire a fare qualche lavoro e guadagnare del denaro. Il quarantasettenne non tornerà più dall’altra parte del mondo, per riabbracciare moglie e figlie. Il suo corpo martoriato è, infatti, in una cella frigorifero nell’obitorio dell’ospedale di San Marco Argentano. Stamane i medici legali Vannio Vercilllo e Bernando Cavalcanti riceveranno dal pm Donatella Donato e dal procuratore Mario Spagnuolo l’incarico di eseguire l’esame autoptico. Moglie e figlie della vittima saranno rappresentate dall’avvocato Guido Siciliano del foro di Cosenza. Così come la madre della vittima che è poi anche madre dell’omicida. La presenza del legale sottende alla successiva costituzione di parte civile delle quattro donne nel processo che verrà istruito.

Giuseppe Marino, reo confesso, è difeso dagli avvocati Angelo Pugliese ed Emilio Lirangi. All’indagato, nei confronti del quale il gip Manuela Gallo, ha convalidato fermo, viene contestato il delitto aggravato dalla presenza di un minore. Già, perché sull’auto con la quale ha investito e poi schiacciato per tre volte il corpo del germano c’era un bambino di dieci anni, annichilito spettatore del fatto di sangue. E con il bambino era seduta sul sedile anteriore destro anche una donna - la cognata - che ha raccontato agli investigatori del colonnello Piero Sutera come sono andati i fatti. A lei e al bambino si aggiungono altri cinque testimoni ascoltati dagli inquirenti, tra cui la figlia ventiduenne dell’assassino.

La ragazza stava caricando sull’auto dello zio Pasquale i bagagli, aiutata da alcuni amici, perché intendeva andare a vivere in casa di parenti a Cosenza. Nei mesi precedenti, infatti, aveva denunciato il padre per maltrattamenti. Lui la picchiava. E lei non voleva più averci a che fare. Giuseppe Marino ha detto di aver ucciso il fratello perchè aveva una relazione con la figlia e la induceva pure a consumare stupefacenti. La ragazza nega con decisione entrambe le cose. Di più. Pare abbia detto di esser pronta a sottoporsi ad analisi mediche per dimostrare di non aver mai fatto uso di droghe. “ La verità” scrisse Pietro Calamandrei “è spesso nascosta dietro un confuso orizzonte di nubi”.

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