ll magistrato "scomodo". Le minacce profferite contro il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, nel corso di conversazioni intercettate nel carcere tirrenico nel gennaio 2020, i progetti "punitivi" immaginati contro il magistrato, sono oggetto di valutazione da parte della Procura di Salerno. I togati campani si occupano infatti per competenza funzionale delle vicende che riguardano i colleghi in servizio nel distretto giudiziario di Catanzaro. Bruni è parte offesa e occorrerà verificare le responsabilità penali di quanti si sono espressi minacciosamente nei suoi confronti. La vicenda, emersa per via del deposito nel processo "Tonno rosso" di tutti gli atti d'indagine compiuti dalla Guardia di Finanza, pone in rilievo gli atteggiamento e le parole espresse durante la detenzione nel penitenziario, nel corso di colloqui avuti con i familiari, di Franco Pinto. L'uomo, originario e residente a Cetraro, è stato condannato su richiesta del procuratore Bruni a due anni e 3 mesi di reclusione perché ritenuto coinvolto nelle attività criminali condotte dai i cosiddetti "pirati" che assaltavano le tonnare a largo di Cetraro. Pinto, arrestato di nuovo un mese fa, sta scontando adesso una condanna definitiva a sei anni di reclusione inflittagli per effetto di una indagine condotta dal procuratore Bruni quando era in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e si occupava delle 'ndrine operanti nell'area crotonese. Il cetrarese risultava in rapporti con esponenti della criminalità organizzata ionica per ragioni legate al commercio di sostanza stupefacenti.
Il procuratore Bruni è particolarmente esposto per via delle tante inchieste condotte sia come pm distrettuale che come capo della procura paolana. Tante le indagini che hanno colpito sia le pubbliche amministrazioni che gli ambienti delinquenziali.
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