Il virus è un’ingiustizia viva che continua a uccidere gli uomini. Ieri, quattro vittime in bollettino, una quinta in serata, una donna di Castrovillari nell’ospedale di Acri, dopo la tregua di giovedì. Cinque morti che portano il totale a 67 in sedici giorni in questa terra bucata dall’epidemia. Il sistema dei servizi sanitari sul territorio è over da giorni, con referti dei tamponi che riemergono dal caos anche a distanza di due settimane, quando, ormai, è già tardi perché il morbo è passato avanti. Una rete colabrodo che agevola il male e le sue cattive intenzioni che diventano ben visibili in Pronto soccorso che sta lentamente tornano a riempirsi. Ieri c’erano 18 pazienti nelle stanze della degenza con otto accessi nelle ultime 24 ore. La contabilità continua ad essere un lievito amaro di questa pandemia. L’Asp ha dichiarato 170 nuove diagnosi che potrebbero essere molte di più a giudicare da un tasso di positività di 18,7% dato troppo alto che testimonia il gioco delle trame che il virus continuamente ordisce, scompone e ricompone intorno al nostro mondo. La biografia del giorno apre un varco nei servizi assistenziali che registrano flessioni sia in terapia intensiva (-4) che in area medica (-7). Situazione reale o allineamento dei dati (alchimie contabili)?
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