Non è facile capire cosa scorra nelle vene e nei pensieri di un sistema salute capace di declinare solo il verbo economico e che ignora quello dell’assistenza dovuta ai cittadini. Un sospetto che diventa certezza nell’ultima griglia dei lea caratterizzata dal clamoroso crollo della Calabria con un indicatore complessivo che scende a 125, perdendo 37 punti, tra inadempienze nei vari livelli di assistenza e con una offerta, dunque, non adeguata per i cittadini. Certo, la pandemia ha aggravato la situazione.
Visite, esami, terapie: tutto è rimasto sospeso in questi mesi di assedio del virus e le patologie ordinarie imprigionate dentro interminabili liste d’attesa che si sono gonfiate col passare dei giorni. Il male oscuro del sistema-salute è diventato una pietra d’inciampo per chi avrebbe dovuto rafforzare il cordone sanitario e non lo ha fatto.
Secondo il rapporto della Corte dei Conti, con dati aggiornati ad aprile, su 1.474 reclutamenti effettuati in Calabria per l’emergenza Covid, solo 17 medici, 18 infermieri e 79 altre figure professionali hanno sottoscritto contratti a tempo indeterminato.
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