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Auto addestramento al terrorismo, 2 anni a lupo solitario di Luzzi

Tribunale di Catanzaro
Quarantatre anni, una esistenza apparentemente insospettabile e una vita sul web attivissima: Domenico Giorno, di Luzzi, voleva diventare un terrorista. Era collegato alle “agenzie” dell'Isis, di Al Qaeda e del radicalismo islamico e scaricava dal darknet i manuali utili a costruire ordigni esplosivi artigianali e le dispense di autoaddestramento per compiere attentati. Il Gup di Catanzaro l'ha condannato ieri con rito abbreviato a due anni, due mesi e 20 giorni di reclusione.
Giorno si era convertito all'Islam e i magistrati lo indicano come un “lupo solitario”. Come professione prestava servizio in un Caf gestito con il padre. I suoi accessi costanti ai siti di propaganda del fondamentalismo islamico hanno attirato l'attenzione delle forze investigative della Polizia di Stato e del procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Dopo mesi di accertamenti e intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche, il procuratore capo, l'aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Graziella Viscomi, ne hanno chiesto l'arresto al gip del capoluogo di regione, Gabriella Logozzo. L'accusa? Terrorismo. L'uomo è stato ammanettato il 27 novembre dagli agenti delle Digos di Cosenza e Catanzaro.
Il suo cuore pulsava per l'Isis e per Al Quaeda nonostante la morte dei due leader. L'insospettabile consulente di 43 anni, a sentire l’accusa, sognava di diventare un martire della Jihad islamica.
Il 43enne aveva fatto incetta sulla rete di manuali per la costruzione di ordigni, di dispense su come condurre azioni terroristiche, video di esecuzioni di “infedeli”, tutor per produrre veleni letali, registrazioni di incitamenti destinate ai “lupi solitari” sparsi per il globo, file di “an-Nabà” rivista settimanale dell'Isis, poesie sul martirio. Sempre secondo quanto ricostruito dalla procura, Giorno si era addirittura inserito in gruppi del radicalismo islamico riconducibili al celebre imam Abu Mohamed at-Tawhidi nei quali si davano istruzioni sul compimento di azioni terroristiche. La Polizia delle Telecomunicazioni s'è accorta di quanto avveniva ed ha avvertito i colleghi delle Digos di Catanzaro e Cosenza. I poliziotti, su indicazione dei magistrati inquirenti, hanno preso a monitorare pure i respiri del sospetto riempendo di microspie l'abitazione con cui vive con i genitori a Luzzi. Non è stato difficile scoprire che s'era addirittura convertito all'Islam. È la madre stessa a guardare il figlio con apprensione.
Il 25 gennaio del 2016 venne arrestato sempre un giovane marocchino domiciliato nel piccolo centro, già espulso in precedenza dalla Turchia. Secondo l’accusa era anch’egli un aspirante jihadista. Condannato in primo e secondo grado, la sentenza è stata poi annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione.

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