Prescrizioni, alcune assoluzioni e due condanne a 8 mesi di reclusione. Nella tarda serata di ieri, il Tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza nei confronti di alcuni ex dirigenti del Comune di Rende, indagati in un’inchiesta del 2016 su presunti appalti spezzatino. Sul banco degli imputati – oltre all’imprenditore Gianfranco Baratta – c’erano Gianfranco Sole, Nicola Gallo, Luigi Mamone e Giuseppe Rende. Tutti originariamente accusati di falso e abuso di ufficio. Ieri, il presidente del Collegio giudicante, Carmen Ciarcia, ha condannato Nicola Gallo e Baratta Gianfranco a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) relativamente al capo F, ovvero per falso. Mentre ha assolto Gallo per i capi di imputazione A e A1 perché «il fatto non sussiste».
Il capo A, all’inizio dell’inchiesta, riguardava l’abuso d’ufficio, ma è stato poi riqualificato in turbativa del procedimento, ovvero – secondo l’accusa – l’ingegnere Gallo avrebbe frazionato un appalto per affidare l’incarico a un ingegnere amico. Mentre il capo A 1 è relativo ai reati di falso ideologico e materiale aggravato e riguarderebbe la falsa attestazione sempre per l’affidamento di incarichi ad amici. Mentre Giuseppe Rende – che all’epoca dei fatti era a capo della “Rende Servizi”, cooperativa al centro delle indagini – ieri è stato assolto dal capo F (cioè “fatto aggravato”) con la formula «non aver commesso il fatto». Per Gallo, Mamone e Sole è stato disposto il «non doversi procedere» per prescrizione per i capi di imputazione B, C, D, E, G, H, I e L. In sintesi, sono stati condannati a 8 mesi – con pena sospesa – soltanto Gallo e Gianfranco Baratta.
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