Ieri hanno avuto inizio le operazioni di demolizione di alcuni palazzi in stato di abbandono e a forte rischio crollo nel quartiere Santa Lucia.
Questa è la risposta dell'amministrazione comunale alle proteste delle scorse settimane nate dall'esasperazione e dal legittimo timore dei residenti, la cui sicurezza è costantemente minacciata.
Sulla necessità di demolire - quindi di non effettuare opere di recupero e ripristino - si sono espressi i tecnici del Comune, la Protezione Civile e la Soprintendenza.
"Rispettiamo i pareri tecnici degli esperti ma, al contrario della classe politica cosentina, ci poniamo alcuni interrogativi. Se si fosse agito quattro anni fa, quando presentammo la mappa degli edifici a rischio crollo realizzata dalla Lipambiente Cosenza -Protezione Civile ODV, staremmo parlando di recupero invece che di demolizioni", commentano i rappresentanti del Comitato Piazza Piccola, dell'Associazione "Santa Lucia" e dell'Associazione "San Pancrazio": "Un ritardo imperdonabile se pensiamo che il primo contratto di quartiere risale ai primi anni 2000, mentre il secondo al 2014. Sappiamo che il Comune di Cosenza ha a disposizione ben 7 milioni di euro per il recupero della zona. Fondi che risalgono ai finanziamenti Urban e Agenda Urbana. Un intervento tempestivo e puntuale avrebbe forse evitato ogni demolizione, consentendo il recupero e regalando alla città spazi che potevano essere dedicati all'edilizia abitativa pubblica (in una città con una forte richiesta abitativa) o sfruttati per scopi sociali e culturali, andando a evitare il grave impatto sul contesto paesaggistico. Ci chiediamo, quindi, come sia possibile continuare ad assistere inermi al deterioramento degli edifici, facendoli arrivare a uno stato di irrecuperabilità, se consideriamo che il Ministero pone come valore più alto, per il centro storico di Cosenza, proprio l'aspetto architettonico e paesaggistico dato dall'insieme degli edifici. Crediamo vada invertita immediatamente la rotta. Si agisca immediatamente espropriando i beni privati o intervenendo a danno - azioni evidentemente possibili, valutando ciò che sta avvenendo in queste ore - sugli immobili in stato di abbandono, così da preservare la bellezza e la storia di questa città, che risiede in ogni singola pietra".
La richiesta delle tre associazioni è chiara: "Ci poniamo come obiettivo quello di convocare a Cosenza tutti i parlamentari calabresi. Il Governo nazionale deve intervenire attraverso una legge speciale come avvenne a Matera, per entrare immediatamente in possesso dei beni privati in stato di abbandono o a forte rischio crollo. Chiediamo inoltre che, una volta entrati in possesso dei beni, questi vengano recuperati avvalendosi dei finanziamenti previsti dal Pnnr (Recovery Plan) visto che gli obiettivi di tale finanziamento risultano aderire in maniera precisa alle caratteristiche e alle prospettive di recupero, ripartenza, inclusione e di contrasto alle marginalità e povertà".
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