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Tirocinanti in mobilitazione, l’Amministrazione comunale di Rende scrive al premier Draghi

Il sindaco Marcello Manna, con la Giunta e il Consiglio comunale, ha espresso piena solidarietà ai lavoratori, circa sette mila, che da anni rivendicano un inquadramento occupazionale dignitoso

Il sindaco di Rende, Marcello Manna

Con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministeri del Lavoro e della semplificazione pubblica, al presidente Anci, Antonio De Caro, e al consiglio regionale Anci, oltre che al presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, il sindaco di Rende Marcello Manna, la Giunta, il presidente del consiglio comunale, Gaetano Morrone, con la maggioranza dello stesso civico consesso, ha espresso piena solidarietà ai lavoratori tirocinanti in mobilitazione.

“Sono settemila i lavoratori - si legge nella missiva - che da anni rivendicano un inquadramento occupazionale dignitoso. Sono i tirocinanti che operano all’interno delle pubbliche amministrazioni, comprese quelle degli enti locali, persone che assolvono a compiti fondamentali, ma che non vengono riconosciuti e retribuiti come dipendenti e si trovano a tutti gli effetti a subire una condizione di precariato costante".
Rivolgendo l’appello anche ai presidenti di Camera e Senato, “affinché questa problematica trovi adeguata risoluzione”, la lettera prosegue mettendo in evidenza come gli enti locali “risultino in gravissima sofferenza di personale e l’impiego di queste risorse consentirebbe un miglior funzionamento della macchina amministrativa e nello stesso tempo favorirebbe una maggiore attenzione nei confronti del cittadino, al quale deve essere garantito il soddisfacimento dei servizi essenziali. Questa amministrazione e questo consiglio comunale colgono l’occasione per porre all’attenzione del Consiglio dei ministri la “questione Calabria”, che si declina con un piano di occupazione straordinario, l’eliminazione del regime del dissesto e del predissesto dei comuni calabresi che - si ricorda - rappresentano il 50% di tutti i comuni italiani in tale regime. E l’azzeramento del debito sulla sanità. Solo così si possono porre le basi per una ripartenza della Regione e nello stesso tempo dell’intero Paese”.

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