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Appalti e massoneria a Cosenza: il tempo si è fermato

Un “vizio” antico. Il Cosentino ripropone il tema delicato del condizionamento degli appalti banditi dagli enti pubblici territoriali. È come se il tempo si fosse fermato: nonostante l’irrigidimento della normativa, l’istituzione di un’Autorità nazionale anticorruzione e la previsione di controlli sempre più serrati, le gare vengono “truccate”.

E la procura di Paola lo dimostra con dati inoppugnabili - intercettazioni e analisi dei bandi - sferrando l’ennesima offensiva giudiziaria nei confronti di un sodalizio costituito da tecnici, funzionari comunali e imprenditori, capace di indirizzare le assegnazioni di lavori lungo la fascia tirrenica dell’Alta Calabria e in talune aree della confinante Basilicata.

I proclami ascoltati dagli anni 90 in avanti dopo il ciclone di “Mani pulite” ed i tanti “mariuoli” presi con le mani nel sacco, sembravano destinati a garantire una indiscutibile trasparenza delle procedure ma così, in effetti, non è mai stato. - “Fatta la legge trovato l’inganno”, avrebbe ancora oggi ribadito Alessandro Manzoni guardando a quello che è emerso negli ultimi tre anni lungo l’amena costiera che da Paola risale fino a Scalea. Visti gli arresti, le condanne, i sequestri e gli inganni accertati, allo scrittore lombardo nipote di Cesare Beccaria, potrebbe rispondere il meridionalissimo Giuseppe Tomasi di Lampedusa con la sua più famosa asserzione letteraria: “Tutto cambia perché nulla cambi”. Quaggiù, infatti, negli ultimi trent’anni sono cambiati solo i nomi dei protagonisti mentre i fatti sono rimasti sempre gli stessi.

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