L’ultimo ossimoro sviluppato nella raffineria della sanità cosentina colpisce al cuore le Usca, le articolazioni fondamentali nella resistenza al Covid. Il management aziendale prepara la festa, con pasticcini e spumante, per la messa su strada delle 13 utilitarie (tutte Fiat Panda, monocolore) acquistate grazie a una procedura d’urgenza (che risaliva a novembre) e destinate al personale delle Unità di continuità assistenziale. Un maxi investimento che avrebbe dovuto motorizzare la cavalleria anticovid con mezzi efficaci per rispondere alle chiamate provenienti da tutto il Cosentino. Un investimento concluso dopo sei mesi. Ma alla festa per la consegna delle auto di servizio rischiano di non esserci proprio gli utilizzatori dei veicoli, medici e infermieri delle Usca perché in scadenza di contratto. Un rapporto di lavoro semestrale che dovrebbe concludersi oggi (per altri la timeline è il 31 luglio) a meno di ripensamenti da via Alimena. Ma i recenti segnali non sono confortanti. La poderosa macchina dell’emergenza rischia di essere letteralmente smantellata. I medici, assunti con contratto di lavoro libero-professionale, per un minimo di 20 ore settimanali, non ricevono spettanze da febbraio. Le fatture sono state accettate (molte per decorrenza dei termini) fino ad aprile, ma il compenso è stato misteriosamente congelato.
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