Picchiata, anche incinta. È accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravati l’uomo, di ventisei anni, arrestato, ieri pomeriggio, dai poliziotti della squadra mobile diretti dal primo dirigente Fabio Catalano.
Aveva ridotto la compagna in un stato di completa soggezione psicologica, al punto che la donna poteva usare il telefono solo in sua presenza. Una circostanza che consentiva al 26enne di poter controllare non solo quello che la donna raccontava, ma soprattutto con chi si relazionava, dal momento che fra i tanti divieti e imposizioni vi era pure quello di non poter parlare con i familiari. L’uomo temeva, infatti, che questi ultimi potessero inserirsi in quel rapporto malato e condizionare, in qualche modo, il comportamento di quella donna votata, ormai, al martirio. Lei lo giustificava. Era soggiogata da quel compagno che, fra l’altro, era stato già condannato per maltrattamenti e violenze nei confronti d’una precedente convivente. Subiva e non si lamentava. Credeva fosse una situazione momentanea. L’ottimismo della donna non era, evidentemente, condiviso dai parenti che si sono rivolti alla terza sezione della squadra mobile. Le indagini, coordinate dal capo della Procura Mario Spagnuolo, hanno consentito d’accertare maltrattamenti e violenze. Nei confronti dell’uomo il gip ha emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari.
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