Nella giornata di giovedì è stato bocciato alla Camera l’emendamento che prevedeva l’equiparazione degli LPU agli LSU e che avrebbe consentito a tutta la platea di questi lavoratori di percepire lo stesso stipendio di 26 ore settimanali, come avveniva nel passato, quando gli stessi erano contrattualizzati.
Come organizzazione sindacali restiamo sorpresi da quest’ennesima bocciatura, soprattutto dopo che il Ministro Andrea Orlando in prima persona si era speso ed espresso a favore della richiesta della nostra organizzazione che, insieme ai lavoratori e ad alcuni onorevoli e parlamentari calabresi, aveva portato all’attenzione del Governo la grave problematica, ossia che le condizioni da precari erano paradossalmente migliori di quelle da stabilizzati.
Va ricordato anche che alcuni di questi lavoratori non arrivano neanche alle 18 ore settimanali e percepiscono di meno di un percettore di reddito di cittadinanza, nonostante abbiano lavorato per un ventennio per lo Stato, per giunta, senza alcuna contribuzione, come oggi avviene per i tirocinanti.
Il suddetto emendamento è stato dichiarato inammissibile dalla Ragioneria Generale dello Stato in quanto il finanziamento di 18,5 milioni di euro, che avrebbe consentito l’equiparazione salariale (pari almeno a 26 ore settimanali) di LSU ed LPU, avendo una ricaduta pluriennale, non poteva essere inserito nel Decreto Ristori Bis che ha invece una ricaduta annuale.
La stessa equiparazione, quindi, potrà esserci solo in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio di fine anno e come organizzazioni sindacali, come sempre fatto negli anni passati, non molleremo di un cm rispetto alla vertenza, affinché l’equiparazione venga inserita come articolo nella bozza di bilancio, senza aspettare dicembre e quindi sempre l’ultimo momento, per poi presentarla come emendamento.
Per quanto riguarda i tirocinanti e l’emendamento appena approvato da parte della Camera dove si riconosce ai ministeriali la possibilità di contrattualizzazione con relativo concorso e ai tis (tirocinanti negli enti locali) un eventuale proroga alle stesse condizioni, soprattutto per i secondi, come già accennato prima, possiamo tranquillamente affermare che la montagna ha partorito l’ennesimo topolino e che il tutto resta solo un proclama elettorale da parte di qualche deputato calabrese finalizzato a prendere più consensi possibile da parte di questa platea di lavoratori, non riconoscendo loro, tranne che un piccolo aumento salariale nulla di nuovo, di sicuro e concreto.
Ci teniamo a sottolineare, che l’ennesima proroga fatta senza coinvolgere le parti sociali e solo per aggirare l’ostacolo delle prossime elezioni calabresi, non risolve il problema ma continua a prendere in giro un bacino di lavoratori che restano legati a promesse elettorali di contrattualizzazioni e stabilizzazioni negli enti locali che, di fatto, a queste condizioni, non potranno mai realizzarsi.
Abbiamo più volte chiesto incontri in tal senso alla politica calabrese, al fine di analizzare a fondo questi lavoratori, dividendoli anche per età anagrafica, titoli ed altro, per cercare un percorso univoco, mettendo il lavoro e i diritti al centro ma ad oggi questa possibilità ci è stata negata e si è preferito andare da soli.
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