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Cosenza, il covid aggrava lo stato di salute della sanità

Ospedale sotto pressione con 31 ricoverati nelle aree mediche (in tutto il Cosentino sono 44) e altri tre in terapia intensiva. Dopo la domenica di relax dei tamponi, risale il contagio: 78 nuovi casi in un giorno

La sanità alle nostre latitudini è un filare ingarbugliato, una equazione irrisolta da quando ha perso di vista il suo obiettivo. Non è facile capire cosa scorra realmente nelle vene e nei pensieri di un sistema salute capace di declinare solo il verbo economico nel disastro dei numeri impietosi di un’assistenza negata. Una politica al risparmio che provoca, inevitabilmente, mormorii inquieti che risalgono dai luoghi di cura, dagli ambulatori, dai laboratori di analisi. Non sono gli uomini a parlare, è la disperazione che si vive quotidianamente davanti all’impossibilità di ricevere convincenti ed immediate risposte sul proprio stato di salute. Liste d’attesa troppo lunghe, Pronto soccorso sovraffollati, ambulanze del 118 spesso senza medici a bordo, rappresentano la punta dell’iceberg delle criticità che pesano sulla qualità dei servizi offerti dai presidi sanitari della regione. Inevitabile il crollo dei lea (l’ultima certificazione del Ministero della Salute analizza il 2019 e boccia inesorabilmente la Calabria).
In Calabria è vietato star male perché si rischia di dover girare come una trottola tra un ospedale e un altro. Pochi medici e infermieri soprattutto nei Pronto soccorso, la prima linea della nostra assistenza medica, ridotti a bolgia infernale. Spesso non ci sono i lettini e i pazienti vengono parcheggiati per ore, e a volte anche per giorni, su barelle o sedie a rotelle in attesa di un responso che tarda ad arrivare.

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