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Lo smercio di droga a Cosenza, il racconto dei pentiti in aula. Il ruolo degli Abbruzzese

Luciano Impieri

Il clan Abbruzzese - denominato "i banana"  – avevano il monopolio dell’eroina. La circostanza è emersa dalle dichiarazioni dei pentiti Adolfo Foggetti, Luciano Impieri e Celestino Abbruzzese, ascoltati in aula nell'ambito del processo "Testa di serpente" che si sta celebrando, col rito ordinario, nel tribunale bruzio.

Luciano Impieri, che aveva un ruolo di rilevo nella 'ndrina “Rango-Zingari”, ha raccontato  i particolari che caratterizzavano il traffico e lo smercio della droga. Il collaboratore di giustizia ha indicato anche i luoghi dove gli Abbruzzese nascondevano la sostanza stupefacente. Ha parlato in modo specifico d'un intercapedine scoperto, poi, dagli agenti della squadra mobile. Impieri ha poi riferito che i  “banana”  spacciavano principalmente l'eroina. Solo in un secondo momento hanno incrementato gli affari  con la cocaina. Sostanza che compravano, sia da un canale privilegiato che aveva base a Cassano, nella Sibaritide, che da Maurizio  Rango, all'epoca dei fatti, al vertice del clan denominato, appunto, "Rango-Zingari". Impieri, poi ha anche raccontato del tentato omicidio di Rocco Abbruzzese fratello di Antonio, conosciuto negli ambienti criminali col soprannome di “strusciatappine”. Quest'ultimo, secondo le dichiarazioni del pentito, controllava il quartiere di via Reggio Calabria.  Una circostanza, quella del tentato omicidio, sulla quale s'è espresso anche Adolfo Foggetti. Entrambi i pentiti hanno indicato come autore materiale dell'agguato Marco Abbruzzese (alias lo “struzzo”) indagato, insieme al fratello Luigi, nell'ambito dell'omicidio di Luca Bruni avvenuto a Castrolibero nel gennaio del 2012. Che la famiglia “Abbruzzese-banana” fosse leader nel mercato degli stupefacenti lo ha confermato anche il  collaboratore di giustizia Celestino Abbruzzese secondo il quale  il gruppo aveva un accordo con le 'ndrine  degli “Italiani. I  “banana” avevano l'esclusiva dello spaccio dell'eroina. Ai cosiddetti “italiani” era consentito smerciare gli altri tipi di droga. Nella prossima udienza saranno ascoltati i pentiti  Francesco Noblea e Vincenzo De Rose.

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