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Il grande “affare” della droga a Corigliano Rossano

Quelle leggere in mano a una rete di spacciatori, la cocaina controllata dai boss della 'ndrangheta

Il grande affare della droga. Un fiume carsico di “fumo” ed ’“erba” s’insinua tra le piazze, le strade ed i vicoli della più grande città dell’area settentrionale ionica della regione. Sullo sfondo, a sorvegliare una pletora di pusher, l’occhio attento e il bastone pronto a colpire dei capintesta della ‘ndrangheta.
A Corigliano Rossano hashish e marijuana vanno a ruba e vengono venduti “autonomamente” rispetto alle cosche. Ai boss viene ceduto un “fiore” - cioè un contributo sui guadagni in segno di rispetto - e poi ciascuno si rifornisce come meglio crede. Gli stupefacenti che finiscono anche negli zaini degli studenti hanno una provenienza variegata: l’area metropolitana di Napoli, Cassano, la Piana di Gioia Tauro, il Vibonese. Il commissariato di polizia, diretto dal vicequestore Cataldo Pignataro, l’ha scoperto seguendo per mesi gli spacciatori che si muovono come invadenti e fastidiose zanzare nelle aree pubbliche più centrali e frequentate. E quanto certosino sia stato il lavoro degli “sbirri” lo dimostra un inequivocabile dato numerico: dall’inizio dell’anno sono state fermate o arrestate 80 persone con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. È come se lo smercio del “fumo” fosse diventata una occupazione stabile per decine di persone e l’ampiezza del mercato garantito da una città con più di 80.000 abitanti garantisse introiti fissi non solo alla criminalità organizzata ma pure a tutta un’altra rete di piccoli venditori attiva tra le aree marine e i borghi storici.

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