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Minacce ad ambulante di Cosenza, divieto di avvicinamento per tre uomini

Se non avesse spostato la bancarella da quel posto gli avrebbero tagliato la testa e violentato le donne della sua famiglia. Non erano andati  per il sottile con le minacce, a un loro connazionale, i tre bengalesi ai quali, ieri, i poliziotti della terza sezione della squadra mobile - Reati contra la persona, reati contra i minori e reati sessuali ­- della Questura di Cosenza, diretti dal vicequestore Gianni Albano, hanno notificato la misura cautelare del divieto d'avvicinamento alla persona offesa.
I tre uomini si dovranno tenere alla giusta distanza, non solo dall'abitazione del commerciante ambulante, ma anche da quel luogo ambito dove l'uomo di solito staziona col carrettino carico di custodie per smartphone e giochi per bambini.
Lo avevano preso di mira da circa un anno. Con cadenza quasi quotidiana lo vessavano e in qualche occasione lo hanno pure aggredito. In quel posto, in centro, con un discreto passaggio di persone, non ci poteva e non ci doveva stare. I tre fratelli rivendicavano quell'area ritenuta vantaggiosa per i loro affari. Vessazioni, botte e minacce. Non v'era giorno in cui non vi fosse un episodio di violenza, sia essa fisica o psicologica.
In un'occasione, i tre fratelli avrebbero minacciato, il loro connazionale, anche di morte. Gli dissero che se non fosse andato via da Cosenza, gli avrebbero tagliato la testa e violentato le donne della sua famiglia. Ciò avrebbe generato nell'uomo non solo paura per la propria incolumità ma anche per i componenti del suo nucleo famigliare tanto da indurlo a non uscire di casa per un periodo. Poi, dopo l'ultima aggressione, avvenuta a fine settembre, l'uomo ha deciso di  chiedere aiuto ai poliziotti. L'indagine durata solo poche settimane ha accertato i fatti e ieri il giudice per le indagini preliminari ­su istanza del capo della Procura bruzia Mario Spagnuolo - ha emesso la misura cautelare nei confronti dei tre fratelli.

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