La scientifica si trovava nuovamente al lavoro sul luogo dell’omicidio di Giuseppe Gaetani perché gli inquirenti avrebbero una buona pista e, per testarla, avrebbero deciso di simulare nuovamente il delitto, a distanza di quasi un anno, per capire se le loro supposizioni siano supportate o meno dalle tempistiche e dalle circostanze. La prova risale allo scorso martedì 28 settembre ma il vero motivo della visita dei carabinieri della scientifica sarebbe emerso solo nelle ultime ore. In quei giorni s’era pensato solo a un nuovo sopralluogo ma i conti non tornavano.
Le operazioni, infatti, sono durate diverse ore tanto che gli uomini della polizia municipale di Cassano avevano dovuto regolare il traffico sulla battutissima Provinciale Cassano-Sibari che molte auto attraversano a tutte le ore del giorno in quanto arteria principale di collegamento tra il Comune di Cassano e gli altri della costa. Il cinquantenne, persona vicina al defunto boss Leonardo Portoraro, del quale pare fosse l’autista, era stato ucciso a colpi di pistola la sera del 2 dicembre dello scorso anno. Tornando a casa in contrada Pantano Rotondo a Sibari, Gaetani era stato seguito da due uomini a bordo di un Fiat Scudo che gli avevano scaricato addosso una quindicina di colpi di pistola di cui alcuni lo avevano raggiunto all’addome ferendolo mortalmente. Dall’autopsia emerse che Gaetani era morto perché tre colpi lo avevano raggiunto all’addome ledendo gli organi vitali e causandogli un arresto cardiaco. A svolgere l’esame autoptico era stato il dottor Aldo Barbaro. Dall’autopsia, inoltre, sarebbe emerso anche come siano stati quattordici i colpi sparati con la pistola calibro nove dal sicario. Proiettili che sarebbero stati esplosi da distanza ravvicinata contro la portiera dell’auto e tre della sequenza avrebbero raggiunto il cinquantenne all’addome colpendolo in particolare, al cuore e al fegato compromettendoli irrimediabilmente tanto da causare un arresto cardiaco. Una precisione, quella osservata dal killer, che aveva reso vana la folle corsa dei sanitari del pronto soccorso cassanese verso l’ospedale Annunziata di Cosenza. I nuovi rilievi e le simulazioni del reparto delle investigazioni scientifiche dei Carabinieri serviranno a dire certamente di più sul movente e la dinamica della dipartita di quello che era ritenuto essere una persona vicina al defunto boss Leonardo Portoraro. Presto, quindi, potrebbe arriva una svolta visto che non si è trattato di semplici riscontri ma di una simulazione del delitto a tutti gli effetti. Non è chiaro se ci siano dei nomi iscritti nel registro degli indagati perché sul caso vige il massimo riserbo da parte della Distrettuale antimafia di Catanzaro.
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